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RU486/RADICALI: LA PROVINCIA (DI CUNEO) SI MUOVE: SI ATTIVANO 4 OSPEDALI. E NEL RESTO DELLA REGIONE? I PRIMI DATI SU DUE MESI DI SOMMINISTRAZIONE ALL’OSPEDALE S. ANNA DI TORINO.

Torino, 11 giugno 2010

Alla notizia che ben 4 ospedali in provincia di Cuneo (Cuneo, Alba, Savigliano e Mondovì) saranno in grado di permettere alle donne l’aborto farmacologico in alternativa a quello chirurgico, Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani) e Nathalie Pisano (segretaria Associazione Radicale Adelaide Aglietta) hanno dichiarato:

Quanto avviene a Cuneo è molto importante perché può servire da impulso ad altri ospedali; sul fronte della RU486 si è perso troppo tempo; occorre, almeno in Piemonte, fare tesoro dell’esperienza maturata dal 2005 presso l’Ospedale S. Anna di Torino.

Anche perché i primi dati provenienti da Torino sulla somministrazione della RU486 in questi ultimi due mesi sono certo significativi ma testimoniano anche che l’équipe medica del S. Anna non può certo rispondere alla domanda dell’intera regione (escludendo a priori le numerose richieste che arrivano da fuori Piemonte).

Dal 19 aprile a oggi sono state 121 le donne che si sono rivolte all’Ospedale S. Anna: solo 7 hanno scelto il ricovero per tre giorni, tutte le altre hanno firmato e sono state dimesse, tornando in ospedale dopo due giorni per la seconda assunzione. Con questo trend, in un anno, gli aborti farmacologici al S. Anna varierebbero fra i 600 e i 700.

Spulciando la Relazione 2009 del governo al Parlamento sull’attuazione della legge 194 (il governo doveva presentare la Relazione 2010 entro il mese di febbraio ma non l’ha fatto) si vede che nel 2007 (ultimo dato disponibile, Tabella 1), le IVG in Piemonte sono state 10.444.

In Francia, l’aborto farmacologico copre il 34% delle IVG; prendendo come riferimento tale percentuale, e ragionando quindi su un obiettivo di circa 3.000 aborti farmacologici all’anno in Piemonte, è evidente che la nostra richiesta di rendere disponibile la RU486 in almeno un ospedale per ciascuna delle 8 province piemontesi è del tutto ragionevole.

A chi poi ci accuserà sicuramente di essere “i piazzisti della RU486” e i “propagandisti dell’aborto” ricordiamo che non sono sicuramenti i radicali a opporsi pervicacemente in questo Paese a una seria educazione sessuale nelle scuole e alla diffusione della pillola del giorno dopo (magari senza obbligo di ricetta) e degli altri contraccettivi.