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Lavoro: i sindacati statunitensi aprono al modello tedesco di cogestione nelle imprese

Da agenziaradicale.it

Una strada praticabile anche in Italia o un’eresia?

di NATHALIE PISANO *

È notizia di ieri che l’Uaw, il sindacato americano dell’auto, alla soglia della scadenza dei contratti stipulati con General Motors, Ford e Chrysler e all’indomani dell’apertura dello stabilimento Volkswagen nel Tennessee, sta valutando la possibilità di modificare il proprio metodo contrattuale guardando esplicitamente al modello partecipativo tedesco e alla conseguente possibilità di designare propri rappresentanti nei consigli delle imprese.

È ancora presto per capire se la proposta dell’Uaw avrà più o meno chance di successo ma è innegabile che se diventasse realtà,non solo sarebbe una svolta epocale nella strategia sindacale statunitense, ma potrebbe aprire ulteriori scenari anche nelle relazioni industriali italiane che dalla vicenda Pomigliano ad oggi stanno subendo una decisa nonchè inevitabile ridefinizione degli schemi.

Se è vero infatti che, in base all’accordo interconfederale del 28 giugno scorso** e alle normesul lavoro contenute nellamanovra di Ferragosto, i contratti aziendali e territoriali potranno, d’ora in poi,regolare tutto ciò che attiene all’organizzazione del lavoro e della produzione – comprese le discusse modalità di licenziamento – assumendo la forma di microconcertazioni a livello di impresa,non sarebbe un’eresia cominciare ad introdurre per via legislativa elementi di partecipazione dei lavoratori ai processi decisionali ai vari livelli aziendali e societari.

Come si vede dalle esperienze europee le forme della partecipazione possono essere diverse, dalla cogestione tedesca, alla partecipazione dei lavoratori nei consigli di sorveglianza, dalle forme di consultazione mista e di informazione già diffuse nel nostro ordinamento, alla partecipazione agli utili e all’azionariato dei lavoratori.

Tutte forme riconducibili all’art. 46 della Costituzione che riconosce ai lavoratori il diritto a collaborare alla gestione delle aziende: una norma quanto mai attuale ma finora dimenticata, e mai attuata,non solo per l’opposizione degli imprenditori, che non hanno mai visto con favore intromissioni nel loro potere unilaterale di gestione dell’attività produttiva, ma anche per l’opposizione dei sindacati che hanno sempre temuto un coinvolgimento nelle responsabiità gestionali dei lavoratori senza reali posizioni di potere.

Allo stato attuale delle cose, e con lo spostamento dell’asse contrattuale a livello aziendale, la strategia della partecipazione assumerebbe un reale significato, un cambio di passo nei rapporti fra lavoro e impresa: uno strumento utile non solo per il superamento delle pratiche conflittuali e della contrattazione rivendicativa ma anche per l’adozione di un criterio di collaborazione tra le parti per il raggiungimento di obiettivi – condizioni tecnico organizzative e flessibilità comprese -volti a garantire davvero maggiore competitività alle imprese.

In questo senso la partecipazione avrebbe unafunzione stabilizzatricecostituendo un vero e proprio gioco a “somma positiva” che renderebbe davvero “erga omnes” le norme previste dai contratti aziendali.

All’indomani della vicenda Mirafiori e di fronte alle dichiarazioni di Marchionne che parlò di possibili partecipazioni agli utili da parte dei dipendenti della Fiat, più di un esponente del mondo politico e sindacale italiano si dichiarò favorevole ad un maggiore coinvolgimento dei lavoratori nelle aziende arrivando ad indicare il modello tedesco come una strada da percorrere.

Se la nuova strategia dell’Uwa, con la quale dovrà avere a che fare la stessa Chrysler di Marchionne, dovesse riuscire ad imporre il modello di cogestione negli Stati Uniti non ci sarebbero più scuse per non (ri)avviare un dibattito costruttivo anche nel nostro paese. Le proposte di legge in materia non mancano, quello che manca al momento è la volontà politica di maggioranza e parti sociali nel prenderle seriamente in considerazione.

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*Segretaria Associazione radicale Adelaide Aglietta di Torino

** per i dettagli dell’accordo si veda N.Pisano, D.Bertolini “Sentenza Fiat e accordo interconfederale: prove tecniche di pax corporativa” – in Agenzia Radicale del 19 luglio 2011