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Scambio embrioni, Viale: spero che non abortisca, in assenza di contratto i figli sono di chi li partorisce. Embrione non equiparabile a neonato

Il ginecologo torinese ed esponente radicale Silvio Viale si augura che la donna non abortisca e che il dibattito in corso possa favorire norme più liberali sulla fecondazione eterologa e l’utero in prestito. Silvio Viale, che è responsabile per la 194 dell’Ospedale Sant’Anna, fa notare come la questione sia aperta persino in casa radicale, non condividendo la previsione espressa da Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, che “la coppia biologicamente genitoriale avrà ragione”.

Silvio Viale, che fa parte anche lui dell’Associazione Luca Coscioni, ha osservato:

L’errore del Pertini ha aperto un inevitabile dibattito sulla proprietà degli embrioni in assenza di un contratto tra i donatori di gameti e i riceventi. Dal punto di vista costituzionale c’è indubbiamente un conflitto potenziale tra la tutela della salute delle due donne, la tutela della salute della donna in gravidanza e la tutela della salute di quella non in gravidanza, come tra le due coppie e i singoli protagonisti, ma la casualità dell’errore implica ma situazione evolutiva di fatto. Nessuno potrà mai sapere se gli embrioni giusti avrebbero attecchito nell’utero della coppia giusta. In ogni caso, non solo perché la capacità giuridica si acquisisce alla nascita, un embrione non è equiparabile a un neonato. Se io rubo una mela e con essa pianto un melo nel mio giardino, chi è il proprietario dell’albero? Se c’è stata una violazione certa del contratto tra le singole coppie e il centro di riproduzione, con analoga certezza non c’è stata alcuna violazione di un contratto inesistente tra le due coppie, e ormai non si può più prevedere la restituzione degli embrioni, visto che nel frattempo sono diventati feti proprio grazie all’attecchimento nell’utero della donna che sta portando avanti la gravidanza. Senza questa donna gli embrioni non sarebbero feti oggi e neonati domani. Io non so come finirà questa storia in presenza di una conflittualità giuridica ad oltranza e mi auguro che la donna non si spaventi e non abortisca. La donna ha ancora una decina di giorni per chiedere l’ITG ai sensi della legge 194/78, ponendo così fine alle ipotesi e alle future verifiche sul destino dei neonati. In assenza di un contratto i figli non possono che essere della donna che li ha partoriti e non sono così convinto che vi sia un “diritto di sangue” assoluto, che prescinda dal contesto e dalla gravidanza.

Torino, 17 aprile 2014.