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Lanciato oggi il manifesto “Il PD che vorrei” a partire da nuove politiche regionali sul lavoro

Applichiamo in Piemonte il contratto di ricollocazione proposto dal Sen. Ichino, avanziamo sui diritti civili  e cancelliamo il listino dalla legge elettorale.

Oggi presso la sede dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta è stato lanciato l’appello “Il PD che vorrei” (che si può sottoscrivere su www.igorboni.it) per chiedere innovazione sulle politiche del lavoro, sui diritti civili e l’avvio di riforme istituzionali anche in Piemonte.
Hanno preso la parola i primi tre firmatari del documento Igor Boni, Sara Levi Sacerdotti e Luigi Brossa, moderati da Giulio Manfredi (Segretario dell’Associazione Aglietta).

I tre esponenti politici alla fine della conferenza stampa hanno dichiarato:

Vogliamo dare voce ad un’area laica, ambientalista, liberale che esiste ampiamente nell’elettorato del PD ma che non ha ad oggi la capacità di incidere nelle politiche come dovrebbe e potrebbe. Come a livello nazionale Renzi sta tentando di fare andare avanti la macchina tra eserciti di frenatori sulle politiche del lavoro così noi chiediamo che in Piemonte non ci si limiti ad elencare le grandi aziende che rischiano la chiusura (dimenticandosi peraltro delle centinaia di piccole aziende e di professionisti che perdono il lavoro senza nemmeno l’onore delle cronache) ma si attuino politiche attive e innovative. Lo abbiamo detto in campagna elettorale offrendo anche la disponibilità diretta del Sen Ichino e lo ribadiamo ora con forza: sperimentiamo in Piemonte il contratto di ricollocazione per porre sullo stesso piano i lavoratori che perdono il posto costringendo chi si occupa della loro formazione e ricollocazione ad un processo virtuoso che vede una parte del compenso condizionato all’effettivo reinserimento lavorativo. Chiediamo sui diritti civili (anche al tiepido Renzi per la verità) uno scatto in avanti sulle unioni civili e sul rispetto e avanzamento della legislazione in tema di aborto. Chiediamo infine la riforma del sistema elettorale regionale cancellando l’obbrobrio del listino e sostituendo il sistema clientelare delle preferenze con il maggioritario di collegio.