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Carcere. Radicali e Sinistra Italiana oggi alla Casa Circondariale di Biella

Carceri. Ottava visita di Radicali italiani e Sinistra Italiana agli Istituti penitenziari piemontesi, oggi alla Casa Circondariale di Biella
Oggi Marco Grimaldi, capogruppo in Consiglio regionale di SEL-SI e segretario regionale di SI, Igor Boni e Silvja Manzi, direzione nazionale di Radicali italiani, hanno effettuato la loro ottava visita dell’anno a una struttura carceraria piemontese, recandosi presso la Casa Circondariale di Biella.
La delegazione si è intrattenuta a lungo parlando con la direttrice Antonella Giordano e con la Garante comunale dei diritti delle persone private della libertà personale, Sonia Caronni, nonché con gli agenti penitenziari e molti detenuti.
L’istituto nel 2013 ha inaugurato un nuovo padiglione senza però aver ricevuto alcun adeguamento dell’organico, e se nel 2013 la popolazione detenuta era di 280 persone ora è di circa 410, con alcuni circuiti saturi. La situazione si è complicata da quando, a inizio anno, ci sono stati molti trasferimenti, in particolare dal resto del Piemonte, Liguria e Lombardia. Così nel nuovo padiglione sono stati aperti tutti e quattro i piani e, addirittura, al quarto piano in ogni cella è stato inserito un quarto letto. Gli agenti non solo non sono aumentati, ma 20 sono distaccati. Inoltre ci sono solo quattro educatori (più uno part time), le ore di presenza di esperti (fondamentali per gli internati) insufficienti e altrettanto insufficienti le ore assicurate dall’Asl per il Sert.
La popolazione straniera detenuta, di numerose nazionalità, è addirittura di due terzi (molto superiore alla media sia nazionale, sia regionale), purtroppo non sono presenti mediatori culturali.
«Nel nuovo padiglione si sperimenta da tempo la vigilanza dinamica, un’innovazione che però con la difficoltà di integrazione dovuta agli sfollamenti diventa impossibile da sostenere – dichiarano i membri della delegazione – Precedentemente, i detenuti del vecchio padiglione, una volta conosciuti, venivano trasferiti nel nuovo, con la vigilanza dinamica. Ora, con i continui sfollamenti, chi arriva è assegnato direttamente al nuovo padiglione, senza che il personale abbia la conoscenza necessaria dei diversi casi. I detenuti sfollati sono quasi tutti stranieri e si trovano sradicati, lontani dalle famiglie, magari con procedure di richiesta asilo o espulsione in atto, spesso sottoposti a terapie e psicoterapie.
Un caso emblematico di disagio: gli ultimi sfollati sono arrivati da Padova senza i propri vestiti e non sono riusciti a riaverli indietro.
C’è poi, in questo carcere, una situazione unica ed estremamente critica – prosegue la delegazione – quella degli internati, che provengono dalle Rems ma, molto spesso, da case lavoro e altre forme di detenzione non carceraria, avendo già scontato periodi di reclusione. Qui a Biella sono inseriti in un progetto del Comune per la raccolta differenziata e vengono pagati. Tuttavia, per legge, le case lavoro sono all’esterno, mentre qui queste persone si trovano dentro un carcere e chiedono giustamente la ridefinizione della collocazione cui hanno diritto.»