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Il “caso Torino” alla direzione nazionale del Pd

La Stampa, 10/01/11, cronaca di Torino

VERSO IL VOTO LE TENSIONI NEI DUE POLI

Rottamatori e parlamentari chiedono l’intervento di Roma: alle primarie regole uguali in tutte le città

[A. ROS.]
Aspettando il 27 febbraio Nel Pd sale la tensione in vista delle primarie: la candidatura di Tricarico, in rotta di collisione con le regole fissate dalla segreteria, promette di spostare la partita a Roma

Il caso Torino – perché di quello ormai si tratta – si fa sempre più ingarbugliato. E dopo la candidatura, in aperta protesta con il partito e le regole per le primarie, dell’assessore Roberto Tricarico, rischia di approdare a Roma, con la segretaria nazionale chiamata a mettere ordine. Nella direzione nazionale di giovedì i «rottamatori» solleveranno il problema. Non sono gli unici. Anche Sandro Gozi, deputato molto vicino a Romano Prodi, sembra perplesso sul metodo scelto a Torino: «La candidatura di Tricarico è aria nuova. Rappresenta un Pd aperto e inclusivo, capace di vincere e amministrare bene. La sua candidatura non può essere ostacolata da un regolamento che chiude anziché favorire la partecipazione. La direzione nazionale si deve fare carico del problema. Servono regole uguali per Milano, Bologna, Torino e Napoli».

Il clima resta teso, anche perché le opposte fazioni non si parlano, rifuggono qualsiasi ipotesi di tregua e continuano a scambiarsi fendenti. La segretaria provinciale Paola Bragantini ironizza: «Dopo aver vinto le primarie dal barbiere (quelle organizzate per diletto un paio di mesi fa dallo storico parrucchiere di Chiamparino, ndr) Tricarico ora pretende regole su misura per quelle del centrosinistra». Poi si fa seria: «Ci sono centinaia di militanti che in questi giorni si stanno mettendo in fila per firmare per uno dei candidati. Sono persone, non truppe cammellate come dice qualcuno. E meritano rispetto». Anche il deputato Giorgio Merlo e l’assessore Alessandro Altamura battono sul tasto delle regole: «Sono state decise democraticamente e vanno rispettate. Se invece prevalgono l’anarchia e l’ambizione personale entrano in discussione non solo le primarie ma la stessa credibilità del Pd. Torino non può permettersi il lusso di un quadro litigioso, confuso e pasticciato».

Tricarico non replica alle critiche né all’accusa di polemizzare con il partito dopo aver a lungo trattato per inserire i suoi delegati negli organismi direttivi. Tira dritto: «La reazione di tanti militanti, simpatizzanti e cittadini alla mia candidatura è stata molto positiva». In settimana comincerà a raccogliere le firme, per strada, non nei circoli. E sabato prossimo potrebbe partecipare all’assemblea della Fabbrica per Torino, il cantiere nato a sinistra del Pd. Ieri dai vendoliani dalle Fabbriche di Nichi sono arrivati segnali interlocutorii: «Ben venga la disponibilità (non la candidatura) di Tricarico. A ora nel nostro percorso è emersa quella di Gianguido Passoni, salutata con favore e rispetto. Altre potrebbero aggiungersi. Poi tutti insieme valuteremo». Il cantiere della sinistra vorrebbe chiudere la partita domenica 23, ma è chiaro che l’arrivo in città di Vendola, mercoledì, potrebbe orientare il percorso.

La confusione resta alta. E ad alimentarla c’è il ritardo nel varo del regolamento di coalizione per le primarie. Le Fabbriche di Nichi invocano a gran voce un’accelerazione. E così i Radicali: «Sono mesi che chiediamo regole precise», fanno sapere Silvio Viale e Igor Boni, «ma il Pd fa melina». I suoi candidati, però, procedono con la raccolta delle adesioni tra gli iscritti ai democratici. Ieri a Barriera di Milano, feudo di Roberto Placido, Piero Fassino ha incassato 86 firme, contro le 70 del rivale. A Mirafiori, invece, Davide Gariglio, trainato da alcuni delegati sindacali della Fim, ha staccato tutti: 60 adesioni contro le 30 di Placido e le 15 di Fassino.
700 firme per la candidatura E’ il numero delle firme che, in base alle indicazioni del partito, devono essere raccolte dagli aspiranti sindaco, tra gli iscritti, per partecipare alle primarie. I dirigenti subalpini «Le norme ci sono già Se non si rispettano perdiamo credibilità»