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Torino a 5 Stelle – Un anno di fallimenti?

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LA GIUNTA APPENDINO COMPIE UN ANNO – UN FALLIMENTO IN 16 MOSSE
  1. DEL NUOVO PROGETTO PER TORINO NON C’È TRACCIA!

    I primissimi mesi di una Giunta servono per definire il progetto sulla città che si ha in mente; la prima delusione arriva proprio da questo: Appendino sembra non avere alcuna idea di quale Torino immagina fra 5/10/20 anni e, al di là di operazioni-spot, non si rie sce a capire in alcun modo dove vuole portare la città. Manca completamente la visione.

  2. LEGALITÀ? TRASPARENZA? LE CREPE SI VEDONO GIÀ IN CAMPAGNA ELETTORALE

    La diffusione dei primi volantini elettorali brucia la concorrenza e anche le norme dato che non riportano, come prescrive la legge, il “Committente responsabile”.
    I giornali si complimentano con la neo-sindaca per aver fatto una campagna elettorale low-cost. Ma è proprio così? Un accesso agli atti dei Radicali dimostra che dal rendiconto risulta mancante l’allegazione dei conti correnti bancari utilizzati. Appendino, nel suo rendiconto, sostiene di aver speso solo 895 euro. Vista la mole di pubblicità che ha rivestito la città – e i mezzi pubblici – durante il ballottaggio, dove non c’era la Lista a sostegno ma solo la candidata sindaca, è lecito porsi qualche domanda. Ma chi siano i finanziatori rimane un mistero.

  3. IL CAVALLO DI BATTAGLIA DEL M5S: IL BUCO DI BILANCIO

    Sebbene Appendino facesse parte della commissione bilancio nella scorsa legislatura e non avesse sollevato il problema, il buco di bilancio ereditato dalle giunte precedenti è stato un leitmotiv.Appendino scrive che «La giunta Fassino ha lasciato al 31/12/2015 il bilancio della città di Torino in una situazione di squilibrio strutturale: lo sancisce la Corte dei Conti nelle proprie conclusioni a termine della fase istruttoria. Cade così, definitivamente, il falso mito di aver lasciato a me e alla mia squadra una città con i conti in ordine». Ecco il giudizio della Corte dei Conti «Nel 2016 la spesa corrente risulta in diminuzione e la riscossione in competenza nel 2015 risulta accettabile e in miglioramento. Ciò dimostra l’impegno dell’amministrazione nel risanamento della situazione ed i primi tangibili risultati». Molto ancora da fare, certo. Ma la strada di riduzione del debito, il quasi dimezzamento dell’ammontare dei contratti derivati, il più che dimezzamento dei residui attivi e passivi e il debito verso le partecipate, con il concomitante mantenimento dell’anticipazione di tesoreria a un livello controllato sono l’eredità delle giunte precedenti. Altro che buco di bilancio!

  4. MOBILITÀ SOSTENIBILE? PROPOSTE INSOSTENIBILI

    L’Assessore Lapietra parla dei famosi controviali di Torino dicendo che si dovrà viaggiare con un limite di 20 km/ora (chissà se qualcuno della Giunta ha mai rispettato un limite di 20 km/ora!) e che «si dovrà andare a una velocità tale che addirittura i bambini ci dovrebbero poter giocare. Devono essere visti come i cortili di casa». Questa grande idea si sperimenta in corso Principe Oddone, da settembre 2016 si sarebbe dovuta estendere altrove ma il progetto torna nel cassetto.
    E che dire dell’obbligo di «bippare» (convalidare il biglietto) a ogni cambio di autobus, operazione obiettivamente complessa su mezzi pieni di gente o se il malcapitato passeggero fosse anziano o con difficoltà motorie? Anche questa appare essere una boutade che però rende più difficile la vita di chi usa i trasporti pubblici.

  5. LA LINEA 2 DELLA METRO ABBANDONATA

    Chiunque conosca la città conviene che avere una seconda linea della metropolitana sarebbe lo strumento per valorizzare settori della città a oggi dimenticati, a cominciare da quelle periferie di Torino-nord sempre evocate. Ecco che dopo oltre un decennio di riflessioni e progetti la Giunta cala il sipario sulla seconda linea della metropolitana con una lungimiranza pari a quella di chi per decenni aveva imposto alla città di non realizzare nemmeno la prima. Un errore madornale!

  6. TORINO CONTINUA A GUARDARE ALLA CULTURA COME STRUMENTO PER CRESCERE?

    Se sì, perché i continui pasticci sulla cultura e i grandi eventi, puntualmente annotati con acume e ironia dal giornalista Gabriele Ferraris sul suo blog “Gabo su Torino – L’ansia
    della cultura torinese”? C’era in un recente passato chi diceva che “con la cultura non si mangia”. La storia di Torino in questo ultimo decennio dimostra l’esatto contrario e i tagli effettuati
    in questo settore sono il sintomo di non aver compreso cosa significa la cultura per questa città.

  7. IL PASTICCIO DEL MILLEFOLIUM

    La prima tegola sulla Giunta è la gestione della presenza del Millefolium aquaticum, pianta di origine sudamericana invasiva che secondo quanto previsto dalla Commissione Europea
    deve essere eradicata. Il riflesso della Sindaca è quello di utilizzare il problema per una bieca operazione pubblicitaria. Si organizza una giornata di pulizia battezzata “Un Po più tuo”
    con volontari, assessori e sindaca a favor di telecamera, di sicuro beneficio mediatico ma meno efficace del previsto. Il problema sarà poi affrontato con maggiore ragionevolezza ma con ritardi inaccettabili che mettono in grave difficoltà le Società di canottieri e tutti i numerosi “utenti” del fiume.

  8. NATALE IN PROCURA

    La rocambolesca vicenda della manifestazione “Natale coi fiocchi” costituisce un ulteriore scivolone della Giunta pentastellata. Gazebo montati in aree vietate e all’insaputa della
    Sovrintendenza ai Beni Culturali e poi frettolosamente smontati dopo l’intervento della Sovrintendente Papotti; attività culturali annunciate ma mai realizzate; intere aree della città lasciate sguarnite (in barba al mantra delle periferie recitato durante la campagna elettorale); un’associazione (Confederazione Artigiani Torino – CAT) che si aggiudica l’organizzazione dell’evento attraverso un bando ricco di anomalie. Mentre la Procura della Repubblica di Torino, a seguito di un esposto del senatore Stefano Esposito, apre un fascicolo, Comune e CAT si chiedono i danni a vicenda.

  9. I FATTI DI PIAZZA SAN CARLO

    Lasciamo perdere inutili polemiche e vediamo le responsabilità: la Giunta non ha deliberato contro la vendita di bottiglie di vetro; la polizia e i vigili urbani hanno effettuato scarsi controlli preventivi e pochissima repressione contro i bibitari abusivi che hanno operato per tutta la sera; la presenza di un solo maxischermo posto in basso, verso il fondo della piazza, lato Porta Nuova, ha portato le persone ad accalcarsi nel centro della piazza rendendo quindi più difficile la fuga; la presenza di una postazione di pronto soccorso inadeguata e non protetta, la prima a essere travolta dalla folla impazzita; l’inadeguatezza della piazza, con ridotte vie di fuga, rispetto a un evento di quel tipo (piazza Vittorio è senz’altro un luogo più idoneo). In più non è stato chiuso il parcheggio sotterraneo e durante l’evento non era presente la sindaca (a Bristol), il vicesindaco Montanari (in bicicletta in Ligura), il capo dei Vigili Urbani (a riposo). La gestione del dopo è stata peggio del prima: una rincorsa allo scaricabarile e l’assenza di una evidente assunzione di parte delle responsabilità.

  10. RIMPASTO DI GIUNTA DI STAMPO PARTITOCRATICO

    Incredibilmente, dopo i fatti di Piazza San Carlo, viene scelta Stefania Giannuzzi, assessore all’Ambiente, come vittima sacrificale. Qualche testa doveva cadere e non poteva essere certo quella del fido scudiero Paolo Giordana. Si salutano così i curriculum, le competenze e le scelte per merito e si passa alla politica classica. Diventa Assessore il capogruppo 5Stelle in consiglio comunale Alberto Unia, tipografo, scelto forse in quanto, come si evince dal CV, è membro del Comitato Ambiente Torino Nord e membro di Zero Waste Piemonte.

  11. L’ORDINANZA PROIBIZIONISTA E PIAZZA SANTA GIULIA

    Vietato per i minimarket la vendita di alcolici dopo le 20.00 e divieto del consumo di alcol all’aperto, in alcune strade e in alcune piazze, per contenere e impedire il fenomeno del
    «botellon». Un provvedimento in perfetto stile proibizionista. Per far rispettare questa ordinanza le forze di polizia sono entrate nell’area della movida e in Piazza Santa Giulia sono
    avvenuti gli scontri di cui si è parlato a lungo. Peccato che poco si sia detto sul fatto che occorrerebbe guardare l’origine di tutto che sta proprio nella follia di un provvedimento che
    avrà l’effetto di aumentare i conflitti e farà gli affari di abusivi contro chi rispetta le regole.

  12. L’AMBIENTE TRADITO

    Vittorio Bertola, ex consigliere comunale del M5S scaricato poi malamente dal Movimento, scrive: “Ricapitolando: si fa lo zoo a Parco Michelotti? È colpa di chi c’era prima. Si scava
    il tunnel in corso Grosseto? È colpa di chi c’era prima. Si fa l’ipermercato? È colpa di chi c’era prima. Non ci sono i soldi per mantenere neanche una promessa? È colpa di chi c’era prima.
    Migliorano gli indicatori di qualità della vita? È merito nostro. Non vi sentite presi per il culo? Io sì.”
    Sul consumo di suolo, dopo aver promosso con i Radicali nella scorsa consiliatura un referendum consultivo, oggi la Giunta utilizza nuovamente gli oneri di urbanizzazione per pagare le spese correnti. La malagestione che ha distrutto centinaia di migliaia di ettari di suolo in Italia prosegue.

  13. L’USO DELLE PIAZZE AULICHE LIMITATO SOLO A CHI PROMUOVE PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI!

    Sono molte le azioni intraprese dalla sindaca Appendino che non sarebbero state approvate della consigliera Appendino; una di queste la gestione delle cosiddette “Piazze auliche”.
    Su questo argomento il Radicale Silvio Viale aveva presentato una delibera, approvata in consiglio comunale nell’ottobre del 2015, che limitava l’uso delle piazze auliche, ed era stata approvata una mozione della consigliera Appendino che “impegna sindaco e giunta a limitare il più possibile le deroghe al regolamento che prevede l’occupazione di suolo pubblico nelle piazze auliche.” A oggi, le piazze auliche sono utilizzate per le stesse manifestazioni come in precedenza. L’unico divieto rispettato pare essere quello rivolto a chi vuole raccogliere firme per la famosa partecipazione popolare dei cittadini!

  14. NIENTE FUOCHI D’ARTIFICIO SILENZIOSI

    Silvio Viale aveva proposto con Vittorio Bertola una delibera – poi bocciata – sui fuochi d’artificio silenziosi. Sulla sua pagina Facebook, Viale è recentemente tornato sul tema: “gliene fregava già poco a quelle precedenti, ma questa maggioranza che si dichiarava animalista, vegana […] consapevole” di fatto non ha fatto nulla per tutelare gli animali spaventati dai fuochi d’artificio nella prossima festa di San Giovanni. Eppure nell’interpellanza “Botti di Capodanno 2015: ancora petardi in libertà?” l’ex consigliere Bertola e l’attuale sindaco Appendino segnalavano che “lo scoppio dei petardi è una fonte di gravissimo stress per gli animali domestici e selvatici, tale da cagionare nei casi più gravi anche la morte degli stessi” e che “oggi è possibile sostituire i fuochi pirotecnici, avente la dannosa esplosione, con prodotti che mantengono le caratteristiche visive dei classici fuochi ma che non emettono altrettanto rumore”.

  15. LE BUFALE SULLA SICUREZZA

    La Sindaca Appendino in campagna elettorale si era impegnata con i rappresentanti della Polizia Locale di Torino per una riorganizzazione del Corpo per il contrasto ad abusivismo e criminalità.
    Durante questo anno da Sindaco con le deleghe alla sicurezza non ha mai visitato il Comando di via Bologna o le sezioni territoriali. Nessun confronto costruttivo con gli operatori di Polizia Locale, anzi alcuni Nuclei sono stati smembrati o ridotti del 50%.
    Il Nucleo di Polizia Giudiziaria fa registrare un drastico calo di arresti e indagini di iniziativa. Il Nucleo Nomadi che era stato uno dei cavalli di battaglia dell’Appendino langue in attesa di conoscere il proprio destino. L’ex Comandante Gregnanini, più volte aspramente criticato dalla Sindaca in campagna elettorale, non solo è rimasto in carica sino a maggio, ma il giorno dopo il suo pensionamento è diventato il consulente per la sicurezza della stessa Sindaca.

  16. NESSUNA RISPOSTA SULL’IMMIGRAZIONE

    I Radicali inviano alla Sindaca una richiesta di aiuto nella raccolta firme per la proposta di legge “Ero Straniero” che cancella la vergognosa Bossi-Fini: nessuna risposta. I Radicali chiedono alla
    Sindaca di promuovere insieme una grande manifestazione sull’accoglienza sulla falsa riga di quanto fatto a Milano il 20 maggio: nessuna risposta. I Radicali chiedono alla Sindaca di smarcarsi dalle posizioni dal sapore fascista di Grillo e Di Maio su immigrati e ius soli: nessuna risposta.

LA PRIMA GIUNTA CINQUE STELLE, GUIDATA DA CHIARA APPENDINO, COMPIE UN ANNO

I radicali torinesi, con questo breve dossier, si sono impegnati a fare il punto su questo primo anno di giunta, compiendo un vero e proprio fact-checking fra promesse elettorali e la realtà dei fatti, analizzando alcune politiche dell’amministrazione relative ai tanti cavalli di battaglia del M5S: dal consumo di suolo all’ambiente; dalla sicurezza al famigerato buco di bilancio lasciato in eredità dalle giunte precedenti.
In questi primi dodici mesi, quantomeno fino ai fatti di Piazza San Carlo, di cui si parlerà in seguito, la Sindaca grillina e la sua Giunta hanno goduto di una relativa tranquillità, anche mediatica, dovuta in primo luogo a una certa simpatia, o perlomeno non ostilità, da parte dei media locali e nazionali e dei cosiddetti «poteri forti» (che da consigliera, o in campagna elettorale, Appendino si proponeva di combattere), per incapacità delle opposizioni e, infine, perché l’operato a Torino è stato certamente oscurato dai disastri che l’omologa Virginia Raggi sta perpetrando sulla città di Roma.

Facciamo un passo indietro. La campagna elettorale

La campagna della futura sindaca parte di slancio, con la diffusione dei primi volantini elettorali che bruciano la concorrenza e anche le norme. Questi, infatti, non riportano, come prescrive espressamente la legge che regola e disciplina le campagne elettorali, il «committente responsabile»[note]Legge 10 dicembre 1993, n. 515, Disciplina delle campagne elettorali[/note]. I secondi volantini, invece, lo riportano: scritto a mano…
A seguito, poi, di un accesso agli atti, richiesto dai radicali dell’Associazione Adelaide Aglietta sui rendiconti elettorali dei due candidati sindaci che si sono sfidati al ballottaggio, Piero Fassino e Chiara Appendino, dal rendiconto della vincitrice risulta del tutto mancante l’allegazione dei conti correnti bancari, ed eventualmente
postali, utilizzati: la Legge 515/93 impone che la raccolta fondi di un candidato, per il finanziamento della propria campagna elettorale, avvenga esclusivamente tramite un mandatario elettorale (art. 7 c. 3) e che il mandatario registri tutte le operazioni relative alla campagna elettorale del candidato designante avvalendosi
di un unico conto corrente bancario, ed eventualmente anche di un unico conto corrente postale, nella cui intestazione deve essere specificato che il titolare agisce in veste di mandatario elettorale di un candidato nominativamente indicato (art. 7 c. 4).
In nessuna delle forme di propaganda elettorale (social, manifesti, volantini ecc.) è mai comparso il conto corrente elettorale sui cui, in via esclusiva, si sarebbero dovuti raccogliere i finanziamenti[note]Mentre compare un conto corrente intestato a «Ass. Comitato M5S Torino», dove, per legge, non sarebbero dovuti transitare finanziamenti elettorali[/note]. E l’Appendino, nel suo rendiconto, ha sostenuto di aver speso per la sua campagna elettorale solo 895 euro. Vista la mole di
pubblicità che ha rivestito la città – e i mezzi pubblici in particolare – nei giorni tra il primo e il secondo turno elettorale è lecito porsi qualche domanda.
Sulla base di queste evidenze ci si è attivati per avere un quadro documentato delle spese effettuate e per conoscere i finanziatori della campagna della Sindaca. Tuttavia, la scelta di rendicontare le spese della cam pagna solo con la lista del Movimento 5 Stelle ha reso impossibile avere queste informazioni. Mentre, infatti, per le rendicontazioni dei singoli candidati sindaco è prevista dalla legge una forma di accesso civico a tutti i documenti della campagna per qualunque cittadino interessato, ciò non è possibile per le rendicontazioni delle liste, che sono depositate presso un diverso organo, la Corte dei Conti, e la cui documentazione è inaccessibile ai singoli cittadini. La Sindaca si è limitata a postare sul proprio profilo Facebook un elenco dei finanziamenti ricevuti dal Movimento 5 Stelle, senza esporre i nomi dei finanziatori (che erano censurati) e senza presentare un prospetto analitico delle voci di spesa effettuate per la sua campagna dal Movimento. Pertanto, premesso che sia la Commissione Regionale di Garanzia Elettorale sia la Corte dei Conti non hanno riscontrato anomalie sui rendiconti della Sindaca e del Movimento 5 Stelle, non si può che notare come il Movimento che si fa – almeno a parole – paladino dell’onestà, non ha dimostrato coerenza, alla prova dei fatti, sulla trasparenza.
Riteniamo invece che sarebbe importante sapere anche per la Sindaca, come hanno fatto gli altri candidati Sindaco, chi ha finanziato la campagna e come sono stati spesi quei soldi.

Ma come stanno realmente le cose nel capoluogo piemontese?

Di certo, se è vero che i primissimi mesi di una giunta servono per definire una sorta di progetto sulla città che si ha in mente, la prima delusione arriva proprio da questo punto. Appendino sembra non avere alcuna idea della «Torino 2022» e, al di là di operazioni-spot, non è possibile comprendere in alcun modo dove voglia portare la città.

Torino è una città che guarda al nord Europa?

È forse questo il senso della assurda sperimentazione del limite di velocità di 20 Km/h nei controviali di corso Principe Oddone, perlomeno nella mente dell’assessora alla Viabilità Maria Lapietra, secondo la quale «si dovrà andare a una velocità tale che addirittura i bambini ci dovrebbero poter giocare. Devono essere visti come i cortili di casa»? Se questa è l’idea, allora perché da settembre 2016 non si è esteso il limite altrove, realizzando «le famose chicane […] create con gli stalli per i parcheggi che non saranno solamente su un lato della carreggiata [cosa che permetterebbe] di ridurre la velocità delle auto in modo sistematico»?[note] Andrea Abbattista, Nei controviali a 20 km/h per la sicurezza dei ciclisti: «Possibile con parcheggi e chicane», «Diario di Torino», 23 settembre 2016, torino.diariodelweb.it/torino/articolo/?nid=20160923_391593[/note]
Ed è nell’ottica di mobilità sostenibile e alternativa all’auto che sempre l’assessora Lapietra ha imposto sui mezzi di trasporto GTT di «bippare» (ovvero convalidare il biglietto) a ogni cambio di mezzo, operazione obiettivamente complessa su quelli pieni di gente o se il malcapitato passeggero fosse anziano o con difficoltà motorie?[note]Bip obbligatorio su tram e autobus, da maggio scatta la novità, «TorinoToday», 30 aprile 2017, www.torinotoday.it/cronaca/bip-obbligatorio-tram-bus.html[/note]
Più che progetti guidati da una visione complessiva e a lungo termine, o perlomeno idee, queste operazioni appaiono come spot elettorali, boutade buone solo a tenere tranquilla quella base grillina sempre più irrequieta, nella città subalpina come nel resto della penisola.

Torino è una città che guarda alla cultura come mezzo di crescita?

Una città divisa fra chi fa la coda davanti ai musei e chi la fa davanti alle mense dei poveri. Questa l’immagine di Torino fissata nel celeberrimo spot elettorale dell’Appendino che sfoglia cartelli. Ovviamente a ingrossare le code davanti ai musei sono soprattutto i tanti turisti attratti da una rinnovata immagine della città, ricostruita attraverso un lavoro più che ventennale. Ma tant’è. Se l’afflusso davanti alle mense dei poveri parrebbe stabile, inizia a preoccupare quello davanti ai musei.
Un Assessore alla Cultura con deleghe inizialmente dimezzate in favore del duo Appendino-Giordana, i pasticci intorno alla Fondazione Cultura e all’organizzazione delle grandi mostre (quelle che servono ad attrarre turisti e trainare le altre) sono solo alcuni dei tanti episodi che denotano una mancanza di visione in un settore cruciale per la crescita della città.[note]Per approfondimenti si suggerisce la consultazione del blog del giornalista Gabriele Ferraris, Gabo su Torino L’ANSiA della cultura torinese, gabosutorino.blogspot.it[/note]

Torino è una città che mira alla mobilità sostenibile?

Se è questa la via che si intende perseguire, perché tutto il cancan sulla linea 2 della metropolitana, con il professore di Architettura Montanari che, appena scelto come assessore e vicesindaco, definiva «un bluff»[note]Beppe Minello, Montanari: “La linea 2 è soltanto un bluff: meglio ripensarla”, «La Stampa», 23 giugno 2016, www.lastampa.it/2016/06/23/cronaca/la-linea-del-metr-soltanto-un-bluff-meglio-ripensarla-A0Wad1wpGf3PZXZgLt2MiM/pagina.html[/note] e che dopo dodici mesi – come osservato il 2 maggio scorso nell’assemblea pubblica sul progetto «AxTO» con il sindaco e gli assessori competenti – non vede ancora un’idea di percorso, mettendo in dubbio quanto progettato fino a oggi, compresa la riqualificazione del trincerone di via Sempione, dello scalo Vanchiglia e del futuro della Variante 200?[note]La metro 2 cambia tracciato: “Non scippatela a Barriera”, «CronacaQui», 4 maggio 2017, www.cronacaqui.it/quartieri/barriera-milano/la-metro-2-cambia-tracciato-non-scippatela-barriera.html[/note]
La sensazione è che, in questo caso, non sia una precisa idea a guidare la decisione, quanto piuttosto la volontà di allontanarsi dalle scelte della precedente giunta di centrosinistra (salvo poi, su moltissimi fronti, emularle una volta al governo dopo averle criticate dai banchi dell’opposizione, come vedremo in seguito).

Una mancanza di visione, ma non solo

Appare dunque mancare quella capacità di visione nel lungo periodo, anche solo l’evocazione di un sogno della città che si vorrebbe costruire. A Torino il movimento politico di Grillo – che si vorrebbe rivoluzionario e innovativo e che ha scommesso e vinto le elezioni puntando su una giovane donna come Chiara Appendino, con una legislatura come consigliera comunale alle spalle – sembra non sapere cosa fare dopo aver vinto su Fassino e aver rimpiazzato i suoi «uomini» con i propri, in uno spoil system gestito dal sindaco ombra Paolo Giordana e degno della peggior partitocrazia[note]Cristina Giudici, Lo strano destino dell’onnipotente capo gabinetto di Appendino, «Il Foglio», 8 Giugno 2017, www.ilfoglio.it/politica/2017/06/08/news/torino-champions-league-paolo-giordana-braccio-destro-appendino-138681/[/note].
Purtroppo, nell’analisi di questo primo anno di legislatura, constatiamo non solo la mancanza di idee, ma anche di esperienza e di capacità nel gestire situazioni omplesse; elementi questi che denotano in modo evidente l’assenza di una vera classe dirigente nel M5S torinese (e non solo).
Se Appendino è sempre presente nelle manifestazioni sui diritti civili e in moltissime altre occasioni (forse a oggi l’unico punto di forza suo e di alcuni suoi assessori, tra cui Marco Giusta, probabilmente la vera sorpresa e uno degli elementi più validi di questa giunta), è nelle situazioni complesse che dimostra tutta la sua fragilità
politica.

Quel pasticciaccio brutto del Millefoglio

La prima mezza disavventura per la sindaca Appendino è stata la gestione della presenza massiccia di una pianta infestante (il myriophillum aquaticum, pianta tropicale molto usata negli acquari domestici e dichiarata fuori legge dal luglio scorso dalla Commissione Europea che ne ha proibito la vendita) nel Po a Torino, ed
erroneamente confusa da molti cittadini (e media locali) con le normali alghe verdi che si vedono in alcuni periodi dell’anno lungo il fiume.
Già il 22 luglio 2016, l’ARPA aveva avvertito che necessitava un «intervento immediato di eradicazione al fine di contenere la sua proliferazione poiché anche piccoli frammenti di tale pianta possono portare all’aumento della stessa creando un danno ambientale».[note]Proliferazione di vegetazione nel fiume Po – tratto torinese, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Piemonte, 22 luglio 2016, www.arpa.piemonte.gov.it/news/proliferazione-di-vegetazione-nel-fiume-po[/note]
Circa venti giorni dopo il comune ha organizzato una giornata di pulizia battezzata «Un Po più tuo» con volontari, assessori e sindaca a favor di telecamera, di sicuro beneficio mediatico, anche se a oggi non sappiamo se quell’operazione fai da te abbia prodotto più danni che benefici; di certo, l’assessore Lapietra, con delega
alle vie d’acqua, solo successivamente ha spiegato che l’operazione era «propedeutica», che «l’intervento di estirpazione manuale è stato efficace per eradicare la maggior parte delle piante infestanti e per contenerne la diffusione. Adesso, però, stiamo valutando seriamente di affidare la rifinitura del lavoro di pulizia, che dovrà
riguardare anche il fondale, ad una ditta specializzata in questo tipo di operazioni. Che non solo garantisca, uno sradicamento totale, ma che si occupi anche dello smaltimento dei rifiuti».
Circa un mese dopo, il 6 settembre, ci sarà un nuovo sopralluogo e un nuovo tavolo tecnico sul problema della pianta infestante che si risolverà con un intervento meccanizzato nello stesso mese.

Natale in Procura

La rocambolesca vicenda della manifestazione «Natale coi fiocchi» costituisce probabilmente il primo grosso vero scivolone della Giunta pentastellata. Gazebo montati in aree vietate e all’insaputa della Sovrintendenza ai Beni Culturali e poi frettolosamente smontati dopo l’intervento della Sovrintendente Papotti; attività culturali annunciate ma mai realizzate; intere aree della città lasciate sguarnite (in barba al mantra delle periferie recitato durate la campagna elettorale); un’associazione (Confederazione Artigiani Torino – CAT) che si aggiudica l’organizzazione dell’evento attraverso un bando ricco di anomalie.
Mentre la Procura della Repubblica di Torino, a seguito di un esposto del senatore PD Stefano Esposito apre un fascicolo, Comune e CAT si chiedono i danni a vicenda.

Piazza San Carlo

Se la faccenda del millefoglio è stata poco più che una nuvola sul cielo sereno dell’amministrazione grillina in città, una brutta tempesta è da poco passata, con strascichi ancora non del tutto risolti: ci si riferisce, ovviamente, ai fatti di cronaca relativi alla finale della Champions League fra Juventus e Real Madrid trasmessa su un maxischermo in Piazza San Carlo, e su un altro nel parco Dora, la sera del 3 giugno.
Come tutti i torinesi sanno, dopo il terzo goal qualcosa di non ancora appurato ha fatto scatenare un’ondata di panico fra le 30.000 persone presenti in Piazza San Carlo. A seguito di questa incredibile situazione, più di 1.500 persone sono rimaste ferite, in primo luogo dai tanti cocci di bottiglia sparsi in tutta la piazza. Nei
giorni successivi è deceduta una donna di 38 anni, Erika Pioletti, a seguito di un infarto da schiacciamento, dopo essere stata travolta dalla folla. Altri versano tuttora in condizioni gravi.
Non si tratta di addossare pregiudizialmente responsabilità sull’amministrazione grillina e, nello specifico, su Chiara Appendino. La magistratura sta indagando e anche il Comune si è proposto una indagine interna per verificare eventuali responsabilità locali. Tuttavia alcuni dati vanno rilevati: l’utilizzo delle piazze auliche
viene valutato e concesso dal Sindaco[note]Dichiarava l’allora consigliera comunale Chiara Appendino: «Non è in questione l’effettuazione o meno di grandi eventi in centro città. Ma è necessario che il Consiglio comunale prenda una posizione limitando il più possibile la concessione di deroghe per l’occupazione delle piazze auliche. Se il regolamento diventa solo un continuo susseguirsi di deroghe, quel regolamento allora non ha più senso di esistere. Serve una valutazione caso per caso, anche in coordinamento con le autorità statali quali le soprintendenze», www.comune.torino.it/ucstampa/2015/article_729.shtml[/note]; la giunta non aveva emesso un’ordinanza contro la vendita di bottiglie di vetro; la polizia e i vigili urbani hanno effettuato pochi e scarsi controlli preventivi e pochissima repressione contro i bibitari abusivi che hanno operato per tutta la sera; la presenza di un solo maxischermo, molto basso, posto verso il fondo della piazza, lato Porta Nuova, ha portato la gente ad accalcarsi nel centro della piazza rendendo quindi più difficile la fuga; la presenza di una postazione di pronto soccorso inadeguata e non protetta, la prima a essere travolta dalla folla impazzita; l’inadeguatezza della piazza, con ridotte vie di fuga, rispetto a un evento di quel tipo (Piazza Vittorio è senz’altro un luogo più idoneo); ma, soprattutto, in città non era presente né la sindaca (a Bristol), né il vicesindaco Montanari (impegnato in un giro in bicicletta in Liguria), né il capo dei Vigili Urbani (a riposo). Era perciò totalmente assente – e qui sta una responsabilità politica importante – una indispensabile catena di comando che potesse gestire l’emergenza. Infine, si apprende dalla stampa[note]Diego Longhin, Niente assicurazione per piazza San Carlo: su Torino l’incubo risarcimenti, «la Repubblica», 23 giugno 2017, torino.repubblica.it/cronaca/2017/06/23/news/niente_assicurazione_per_piazza_san_carlo_su_torino_l_incubo_risarcimenti-168877308/[/note] che non è stata stipulata alcuna assicurazione specifica per la serata della finale della Champions League, diversamente da altre occasioni. Nuovamente il Comune torna a scaricare la colpa su «Turismo Torino», organismo organizzatore e partecipata del Comune che avrebbe avuto il compito di stipulare un’assicurazione ad hoc. E ora sui conti già fragili della città potrebbe cadere la mannaia di centinaia e centinaia di risarcimenti danni.
A ogni modo, se la gestione delle responsabilità è ancora tutta da appurare, va segnalata l’inadeguatezza con la quale è stato trattato il “dopo pasticciaccio” dal punto di vista comunicativo (indubbiamente uno dei punti più deboli dell’amministrazione Appendino).
La sindaca ha infatti riportato il 4 giugno, anche sulla sua pagina Facebook, un primo comunicato dove, di fatto, ha scaricato le responsabilità sul soggetto organizzatore, «Torino Turismo», che avrebbe «operato con le medesime modalità messe in atto nel 2015 in occasione della finale proiettata il 6 giugno»[note]www.facebook.com/chiaraappendinosindaca/[/note]. Anche senza considerare che negli ultimi due anni la politica internazionale è drammaticamente cambiata, dall’attentato al «Bataclan» di Parigi in avanti, si tratta di un’uscita estremamente infelice e che denota una totale assenza di empatia da parte della figura che il cittadino riconosce quale massimo riferimento locale.
Sulle supposte analogie a precedenti eventi, si rimanda all’intervento di Piero Fassino[note]Fassino contro Appendino: «Piazza gestita come nel 2015? Falso, ci sono 1527 feriti», «Diario di Torino», 6 giugno 2017, torino.diariodelweb.it/torino/articolo/?nid=20170606_421296[/note] che, dall’opposizione consiliare, non chiede le dimissioni della sindaca – a parti invertite è lecito supporre che i grillini avrebbero urlato «dimissioni! dimissioni!!» – a riprova del fatto che una situazione così complessa non può avere un unico capro espiatorio. Ma assunzioni di responsabilità sì.
Proseguendo sulla strategia comunicativa che ha seguito i fatti di Piazza San Carlo, la sindaca Appendino posta sul suo sito un video di pessima fattura[note]www.chiaraappendino.it/piazza-san-carlo-video/[/note], in cui pare parlare più direttamente ai suoi «fan» che non a una cittadinanza ferita e sconvolta che, neppure in questa occasione, riceve delle scuse formali e sentite da parte dell’amministrazione comunale. Nel video la sindaca si dice pronta ad assumersi «le eventuali responsabilità attribuite a me e alla mia amministrazione». Precisazione pleonastica, non essendoci alternative, perlomeno democratiche, al rispondere alla Giustizia in caso di responsabilità civili o penali.
Tra le reazioni al video una molto critica di Sherif El Sebaie, opinionista di «Panorama», che ha conosciuto personalmente Appendino ben prima della vittoria elettorale:

Perché non racconti ai tuoi commentatori e supporter, Chiara, come sono andati i fatti? Perché non dici loro che ti è stato presentato un esperto internazionale di sicurezza – tra l’altro torinese – prima ancora che tu vincessi le elezioni, ma che per qualche strano motivo non l’hai mai coinvolto, neanche per chiedere un parere, preferendo tenere deleghe in cui non hai competenza? Raccontare palle non è una bella cosa. Se devi ammettere una colpa, allora la tua quella di aver allontanato chiunque avesse odore di competenze nel tuo giro. E questo video, francamente, anche solo per il montaggio, ne è la prova.[note]www.facebook.com/chiaraappendinosindaca/videos/1572483842762226/?comment_id=777691689055326[/note]

A una settimana dai fatti, dopo le scuse formali del Prefetto (ma non del Questore) arrivano anche quelle di Chiara Appendino[note]www.chiaraappendino.it/piazza-san-carlo-torino-lettera/[/note] «svogliate ma romantiche […] con quella chiusa degna di romanzi Harmony (“La nostra città continuerà a vivere nei suoi eventi e nei suoi incontri, delle piazze gremite alle chitarre del Valentino, dalle corse al Ruffini alle passeggiate in via Garibaldi. A testa alta, con i sorrisi in volto e i tramonti negli occhi. Più forti di prima”)», scrive con uno stiletto Gabriele Ferraris[note]Gabriele Ferraris, I fatti di Torino, la responsabilità oggettiva e la legge di Murphy, «Gabo su Torino L’ANSiA della cultura torinese», 11 giugno 2017, gabosutorino.blogspot.it/2017/06/i-fatti-di-torino-la-responsabilita.html[/note].

Rimpasto di giunta e la vittima sacrificale

Chiara Appendino si era presentata ai suoi elettori con una lista di assessori scelti tra la cosiddetta società civile, che avevano offerto all’allora consigliera la propria disponibilità con curriculum vitae allegato. Ci si poteva aspettare, perciò, di trovare il meglio del meglio e che, quindi, non ci sarebbero stati, almeno a breve,
cambi in Giunta. Invece, proprio nei giorni successivi alla strage sfiorata in Piazza San Carlo, a cadere è la testa dell’Assessora all’Ambiente Stefania Giannuzzi, che sulla sua pagina Facebook posta un laconico «Sipario.» a commento dell’accaduto.
Con buona pace delle promesse fatte agli elettori sulla composizione della squadra di assessori (torneremo in seguito sulle bugie elettorali), Chiara Appendino ci spiega l’avvicendamento e le nuove deleghe in una interessante intervista a «La Stampa» dell’11 giugno[note]Luca Ferrua, “Cambio la squadra di governo per dialogare con i cittadini”, «La Stampa», 11 giugno 2017, www.lastampa.it/2017/06/11/cronaca/cambio-la-squadra-di-governo-per-dialogare-con-i-cittadini-oymaqqV3niilEPFpuaeuuL/pagina.html[/note] scatenando la satira dei social[note]Come, per esempio, la pagina «Bannati da Chiara Appendino», www.facebook.com/ChiaraCheBanna/photos/a.1506827232702285.1073741828.1506807009370974/1507923465925995/?type=3[/note].
Molto probabilmente la testa dell’assessora Giannuzzi è servita per salvare quella ben più pesante di Paolo Giordana, ormai sempre più inviso anche dalla maggioranza grillina, che vuole contare di più e non vuole più subire l’accentratore Capo di Gabinetto (che per altro non arriva dal M5S), che ne ha stoppato le velleità e che è il vero e unico interlocutore di Appendino.
È evidente che senza la presenza di Giordana l’intero castello di carte verrebbe giù. E non è un caso che Appendino non può permettersi che venga silurato.
Dinamiche, anche in questo caso, che si riscontrano in qualsiasi situazione di potere e che vediamo riproposte anche nel Movimento 5 Stelle, nonostante a parole si professino «diversi».
A prendere il posto di Stefania Giannuzzi è dunque il capogruppo in consiglio comunale Alberto Unia, tipografo, scelto forse per quell’assessorato in quanto, come si evince dal cv, è membro del Comitato Ambiente Torino Nord e membro di Zero Waste Piemonte.
Andranno a lui tutte le deleghe pesanti che erano della Giannuzzi, compresa quella sui Fondi Europei? Ci sarebbe da congratularsi con colui che darà «maggiore slancio nel traghettamento verso la seconda fase». Verso quale destinazione, non è dato sapere.

L’ordinanza proibizionista

La reazione ai fatti di Piazza San Carlo è di stampo proibizionista. La città viene divisa in zone dove in alcune viene vietata la vendita di alcolici dopo le 20.00 (con situazioni paradossali e ridicole per cui gli acquirenti in coda alle casse dei supermercati allo scoccare delle 20.00 devono lasciare il vino per la cena) e divieto del
consumo di alcol all’aperto, nelle strade e nelle piazze, per contenere e impedire il fenomeno del «botellon». Per far rispettare questa ordinanza le forze di polizia sono entrate nell’area della movida e in Piazza Santa Giulia sono avvenuti gli scontri di cui si è parlato a lungo. Peccato che poco si sia detto sul fatto che occorrerebbe
guardare alla follia di un provvedimento che avrà l’effetto di aumentare i conflitti e farà gli affari di abusivi contro chi rispetta le regole.

Promesse mancate, bugie comprovate

Già dopo i primi sei mesi di amministrazione Appendino si sono visti i primi segnali del fatto che, forse, la sindaca più amata d’Italia aveva perso un po’ del suo charme.
Un’importante cartina di tornasole si è vista nel malumore dei tanti comitati civici, apolitici e apartitici, che si occupano di ambientalismo, animalismo, sostenibilità ecc. e che hanno sostenuto Chiara Appendino alle elezioni dello scorso giugno.
È un mondo variegato, con radici per lo più a sinistra, e che aveva perso fiducia nell’amministrazione targata Partito Democratico. Questi comitati hanno manifestato la loro delusione già il 21 gennaio scorso, in un incontro in cui la sindaca non era presente, in cui si è parlato di «semestre nero»[note]Emanuele Boffi, La delusione dei grillini è Chiara, «Tempi», 22 febbraio 2017, www.tempi.it/la-delusione-dei-grillini-e-chiara#.WU7GJsbkWV4[/note], definizione usata da Emilio
Soave, vicepresidente di Pro Natura.
I comitati contestano alla Giunta di aver tradito molte promesse elettorali, in particolar modo rispetto all’ambiente, al consumo di suolo ecc. e di aver, di fatto, operato in continuità con le giunte Chiamparino e Fassino.
A queste critiche la risposta è sempre stata quella che il bilancio è risicato; Appendino ha costantemente parlato di un buco nel bilancio, ricevuto in eredità da Fassino (vedremo in seguito anche questo). Sta di fatto che questa attitudine di scaricare le colpe sulle giunte precedenti oltre a essere irresponsabile ricalca quelle dinamiche da cui il M5S ha sempre voluto prendere le distanze. Almeno a parole.
Su questo Vittorio Bertola, ex consigliere comunale del M5S proprio con Chiara Appendino, scaricato poi malamente dal Movimento, aveva scritto sulla sua pagina Facebook parole molto critiche

Ricapitolando: si fa lo zoo a Parco Michelotti? È colpa di chi c’era prima. Si scava il tunnel in corso Grosseto? È colpa di chi c’era prima. Si fa l’ipermercato? È colpa di chi c’era prima. Non ci sono i soldi per mantenere neanche una promessa? È colpa di chi c’era prima. Migliorano gli indicatori di qualità della vita?
È merito nostro. Non vi sentite presi per il culo? Io sì.[note]Carlo Valentini, Chiara Appendino, ecco fatti, mosse e trambusti del sindaco 5 Stelle di Torino, «Formiche», 26 dicembre 2016, formiche.net/blog/2016/12/26/chiara-appendino-fatti-mosse-trambusti-sindaco-5-stelle-torino/[/note]

Analizziamo più attentamente a cosa fa riferimento Vittorio Bertola, nel commento all’operato di Appendino, su ambiente, animali e consumo di suolo.

Bioparco Zoom
Uno delle questioni che hanno portato più malumore nella base del Movimento 5 Stelle e fra gli ambientalisti è stata, senza dubbio, l’apertura del bioparco Zoom nel Parco Michelotti.
La decisione era stata della precedente giunta Fassino e, sebbene osteggiata dall’Appendino consigliera, è stata accettata e portata avanti dall’Appendino sindaco.
A seguito di questa decisione cinque associazioni ambientaliste e animaliste (tra cui ENPA, LAV e SOS Gaia) il 28 gennaio avevano scritto al garante e padrone del M5S, Beppe Grillo, chiedendogli di intervenire, perché la Giunta Appendino aveva, secondo loro, tradito la promessa elettorale di opporsi all’apertura dello zoo al Parco Michelotti. Ma c’è di più. Le associazioni rincarano la dose poiché l’amministrazione si sarebbe «perfettamente allineata al progetto, ostacolando ogni azione posta in essere dalle associazioni scriventi per fermare l’iter procedurale».
In pratica il Comune si è costituito per difendere il suo atto nei confronti del ricorso al TAR compiuto dalle associazioni, per il timore – secondo l’assessore competente Sacco – di dover pagare penali ai privati della Zoom in caso di sconfitta.
Si legge ancora nella lettera

Le promesse ed i principi etici che da sempre caratterizzano il Movimento 5 Stelle vengono sacrificati per il timore di dover sostenere ipotetiche e tutt’altro che certe richieste di danni in caso di sospensione dell’iter di approvazione del progetto. Moltissimi sono stati gli aderenti delle nostre associazioni che in campagna elettorale hanno sostenuto il programma e la candidatura di questa amministrazione, nella speranza di una inversione di rotta nella gestione della cosa pubblica e nel rispetto degli animali, contribuendo alla vittoria elettorale del Movimento 5 stelle a Torino. La realizzazione di uno zoo con animali esotici al Parco Michelotti sulle sponde del Po in centro a Torino rappresenta un tradimento delle promesse elettorali.[note]Lettera aperta a Beppe Grillo: Torino non merita uno Zoo!, www.sos-gaia.org/news/683-lettera-aperta-beppe-grillo-torino-non-merita-uno-zoo.html[/note]

Non c’è notizia di un’eventuale risposta.

Grande distribuzione
Uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle, nazionale e torinese, è quello contro la grande distribuzione, per tutelare o aiutare i negozi di prossimità. Senza entrare nel merito se basti contrastare i primi per aiutare i secondi, anche su questo fronte l’amministrazione Appendino sembra rimangiarsi quanto promesso in campagna elettorale, e sostenuto da tutto lo stato maggiore del M5S torinese, tra cui il consigliere regionale Davide Bono che su Facebook, il 9 gennaio 2014, scriveva
Ma secondo voi servono altri 10 ipermercati a Torino? Per chi comanda a Torino ancora edilizia e centri commerciali, intanto in centro chiudono tutti i negozi, grazie Piero Fassino, grazie Pd. Il Movimento Cinque Stelle Torino si farà sentire!![note]Giovanni Drogo, Il bluff di Chiara Appendino sul TAV, «Next Quotidiano», 1 dicembre 2016, www.nextquotidiano.it/la-schizofrenia-delle-decisioni-del-m5s-su-ex-westinghouse-e-tav-a-torino/[/note]
Ed ecco come si è fatto sentire il Movimento 5 Stelle con Appendino sindaco: adducendo le stesse motivazioni di Fassino – vale a dire «L’urbanistica porta soldi» (parola del vice sindaco Montanari) – ne ha autorizzati ben 13, tra cui un nuovo Leroy Merlin in corso Romania, il raddoppio dell’Auchan sempre in corso Romania, una Coop in piazza Nizza, un Esselunga in corso Bramante, un’altra Coop in via Botticelli, un Famila nell’ex Scalo Vanchiglia e il contestatissimo ipermercato Esselunga nell’area ex Westinghouse, su cui occorre soffermarsi.
Proprio sull’area ex Westinghouse vi era stata una forte opposizione dei consiglieri del M5S della passata
legislatura. Non a caso Vittorio Bertola scrive su Facebook:

La battaglia contro l’ipermercato Esselunga sul giardino davanti al tribunale era stata per il M5S una delle più forti di tutti i cinque anni dello scorso mandato. Il prezzo della rinuncia era ampiamente noto a tutti, così come lo stato delle finanze cittadine, dunque saltare fuori adesso dicendo «toh! Non ci sono i soldi…» è francamente ridicolo. Io mi chiedo come facciano gli attivisti ancora rimasti nel M5S (molti diventati consiglieri) a uscire per strada e guardare negli occhi la gente di Borgo San Paolo a cui il M5S ha fatto promesse per anni. E poi non dovrei starci male nel vedere tanti anni di lavoro sfruttati per arrivare al potere e poi
liquidati così?[note]Ivi.[/note]

Anche su questo fronte si segnala come l’Appendino sindaco non sembri neppure lontanamente l’Appendino consigliera comunale nelle sue battaglie contro i poteri forti della città.

Altra giravolta: l’uso delle piazze auliche
Se i casi trattati in precedenza sono le incongruenze più grosse fra le promesse elettorali e la realtà dei fatti, sono tuttavia molte le azioni intraprese dalla sindaca Appendino che non sarebbero state approvate della consigliera Appendino.
La seconda infatti, nel suo mandato da consigliera, criticava aspramente l’uso delle piazze auliche per le manifestazioni. Su questo argomento Silvio Viale aveva presentato una delibera, approvata in consiglio comunale nell’ottobre del 2015, che limitava l’uso delle piazze auliche, ed era stata persino approvata una mozione della consigliera Appendino che «impegna sindaco e giunta a limitare il più possibile le deroghe al regolamento che prevede l’occupazione di suolo pubblico nelle piazze auliche».[note]Supra, www.comune.torino.it/ucstampa/2015/article_729.shtml[/note]
A oggi, le piazze auliche sono utilizzate come in precedenza, per le stesse manifestazioni. Nessuna tutela in più da parte dell’amministrazione 5 Stelle.

Niente fuochi d’artificio silenziosi
Silvio Viale, storico esponente radicale torinese e consigliere nella precedente consiliatura con Fassino sindaco, aveva proposto con Vittorio Bertola una delibera – poi bocciata – sui fuochi d’artificio silenziosi. Sulla sua pagina Facebook, Viale è recentemente tornato sul tema: «gliene fregava già poco a quelle precedenti, ma
questa maggioranza [che] si dichiarava animalista, vegana […] consapevole» non ha fatto nulla per tutelare gli animali spaventati dai fuochi d’artificio della festa di san Giovanni.
Eppure nell’interpellanza «Botti di Capodanno 2015: ancora petardi in libertà?»[note]http://www.comune.torino.it/consiglio/documenti1/atti/testi/2014_07216.pdf[/note] l’ex consigliere Bertola e l’attuale sindaco Appendino segnalavano che

lo scoppio dei petardi è una fonte di gravissimo stress per gli animali domestici e selvatici, tale da cagionare nei casi più gravi anche la morte degli stessi; ormai è possibile sostituire i fuochi pirotecnici, aventi la dannosa esplosione, con prodotti che mantengono le caratteristiche visive dei classici fuochi ma che non emettono altrettanto rumore.

Anche questa premura da consigliera è passata in cavalleria da sindaca.
Quest’anno, poi, a seguito dei fatti di Piazza San Carlo e la sopraggiunta morte di una delle persone coinvolte negli incidenti della sera del 3 giugno, da più parti è stato chiesto di sospendere i fuochi di san Giovanni. La risposta della sindaca è stata di fatto the show must go on, «un nuovo inizio per Torino […] uno spartiacque tra ciò che è stato e ciò che sarà»[note]Si faranno i fuochi di San Giovanni a Torino Appendino: “Un nuovo inizio per la città”, «La Stampa», 19 giugno 2017,
www.lastampa.it/2017/06/19/cronaca/si-faranno-i-fuochi-di-san-giovanni-a-torino-caSYL2HVbbpW5YVW1a3YYM/pagina.html[/note]. Insomma, sembrerebbe che anche Appendino ritenga il bilancio di questo primo anno non propriamente formidabile.

La sicurezza

La Sindaca Appendino in campagna elettorale si era impegnata con i rappresentanti della Polizia Locale di Torino per una riorganizzazione del Corpo che avrebbe dovuto rilanciare alcuni Nuclei specialistici nel contrasto ad abusivismo e criminalità.
Durante questo primo anno da Sindaco con le deleghe alla Sicurezza non ha mai visitato né il Comando di via Bologna né alcuna delle sezioni territoriali. Non vi è stato alcun confronto costruttivo con gli operatori di Polizia Locale, alcuni Nuclei (ad esempio i Servizi Mirati che contrastano la micro criminalità ed effettuano quotidianamente servizi anti borseggio) sono stati smembrati o ridotti del 50%.
Il Nucleo di Polizia Giudiziaria (una volta fiore all’occhiello del Corpo) vive una situazione di attesa e fa registrare un drastico calo di arresti e indagini di iniziativa. Il Nucleo Nomadi che era stato uno dei cavalli di battaglia dell’Appendino, in quanto non valorizzato dalla precedente giunta, langue in attesa di conoscere il
proprio destino. I tanti agenti che non avevano passato il precedente passaggio orizzontale (che l’Appendino aveva definito una procedura clientelare e scandalosa) aspettano ancora, a distanza di un anno, il suo intervento.
L’ex Comandante Gregnanini, più volte aspramente criticato dalla Sindaca in campagna elettorale, non solo è rimasto in carica sino a maggio, ma il giorno dopo il suo pensionamento è diventato il consulente per la sicurezza della stessa Sindaca.
La Sindaca aveva promesso di occuparsi della annosa questione delle divise della Polizia Locale, non più adatte ai compiti attuali ma strapagate dal Comune. Dopo un anno il risultato è che gli agenti devono comprarsi, con i propri soldi!, i capi di abbigliamento in quanto l’ufficio vestiario del Corpo non ha più nulla e distribuisce capi solo in caso di restituzione forniture da parte di agenti che vanno in pensione.

Il gran cavallo di battaglia del M5S: il buco nel bilancio

Sebbene la consigliera Appendino facesse parte della commissione bilancio negli anni del suo mandato di opposizione, la presenza di un buco di bilancio, ereditato dalle giunte precedenti è stato un leitmotiv del M5S non solo in campagna elettorale, ma anche successivamente alla vittoria su Fassino.
Già a fine agosto dello scorso anno, la Sindaca aveva chiesto una perizia indipendente sul bilancio della città (ancora: da consigliera non aveva fatto parte della commissione bilancio?). Più recentemente, qualche giorno dopo i terribili accadimenti di Piazza San Carlo, Appendino commentava – ovviamente pro domo sua – la sentenza della Corte dei Conti facendole dire cose che, in realtà, non aveva detto.
Sulle sue pagine web scrive:
La giunta Piero Fassino ha lasciato al 31/12/2015 il bilancio della città di Torino in una situazione di squilibrio strutturale: lo sancisce la Corte dei Conti nelle proprie conclusioni a termine della fase istruttoria. Cade così, definitivamente, il falso mito di aver lasciato a me e alla mia squadra una città con i conti in ordine. La
realtà dei fatti si dimostra molto distante da quanto propagandato fino ad oggi. Ora toccherà a noi l’onere di rimettere i conti in equilibrio. Come prescritto dalla Corte dei Conti, entro il 30/9 illustreremo il piano con i provvedimenti che dovremo adottare.[note]www.chiaraappendino.it/corte-dei-conti-fassino-lascia-torino-squilibrio-strutturale/[/note]
La sindaca, tuttavia, non cita alcuni altri passaggi della pronuncia, ripresi invece dall’ex sindaco Fassino e dal suo assessore al bilancio, Gianguido Passoni, che a riguardo scriveva, il 13 giugno, sul suo profilo Facebook:

Nel 2016 la spesa corrente risulta in diminuzione e la riscossione in competenza nel 2015 risulta accettabile e in miglioramento. Ciò dimostra l’impegno ell’amministrazione nel risanamento della situazione ed i primi tangibili risultati». In questa frase della Corte dei Conti si riassumono anni di impegno e di lavoro senza clamore che ha consentito di: ridurre il debito, quasi dimezzare l’ammontare dei contratti derivati, più che dimezzare residui attivi e passivi e il debito verso le partecipate, mantenere l’anticipazione di tesoreria ad un livello controllato.
Nel giorno in cui si certifica la non esistenza di debiti fuori bilancio verso le società di trasporto, la stessa Corte dei Conti afferma anche che «in conclusione, la Sezione ritiene certamente apprezzabile il continuo miglioramento della gestione corrente».
Non solo, la magistratura contabile dà atto che a partire dal 2015 il comune è stato in grado di recuperare in misura più che doppia rispetto alle attese le quote di disavanzo conseguenti il riaccertamento straordinario dei residui e ha previsto un cospicuo stanziamento per il Fondo Crediti Dubbia Esigibilità.
Inoltre, sono solo 2 su 10 i parametri di deficitarietà strutturale non rispettati, quando il consuntivo di Appendino in aula in questi giorni li ha già portati a 4.
Le chiacchiere stanno a zero. Non abbiamo trascorso il nostro tempo a recriminare, ad attaccare il Governo di turno, a scaricare su altri le nostre responsabilità, ma abbiamo avviato un percorso concreto di risanamento e mantenuto in piedi i servizi.
Se la Corte dei Conti conclude la sua pronuncia chiedendo un monitoraggio semestrale dei conti – cosa mai successa prima – è perché le incertezze sul futuro sovrastano qualsiasi eredità del passato.[note]www.facebook.com/gianguido.passoni/posts/1474648022591569[/note]

Con questa ultima frase, Passoni si riferisce al fatto che il bilancio della giunta Appendino ha subito pesanti riserve da parte dei revisori dei conti che hanno richiesto un rendiconto semestrale per il prossimo triennio e, per il 30 settembre, un piano di interventi per riportare a regolarità tutte le situazioni non conformi a legge (un esempio su tutti l’affare Westinghouse, gestito, secondo il quotidiano «la Repubblica»[note]Ottavia Giustetti e Diego Longhin, Torino, affare Westinghouse: così Giordana ha fatto “aggiustare” il bilancio comunale, «la Repubblica», 10 giugno 2017, torino.repubblica.it/cronaca/2017/06/10/news/torino_affare_weistinghouse_cosi_giordana_ha_fatto_aggiustare_il_bilancio_comunale-167730791/[/note], dal potentissimo capo di gabinetto Paolo Giordana).
Senza addentrarsi oltre nelle questioni strettamente tecniche del bilancio, è probabile che si capirà, prima o poi, se vi siano state responsabilità da parte delle passate giunte e si definirà meglio l’operato dell’attuale. Certo è che si tratta di un sindaco, espressione di un movimento votato per rompere un sistema di potere, che
si limita a incolpare il suo predecessore anziché proporre soluzioni concrete e proprie.