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Asti, lettera a La Stampa su Crocifisso

Egr. Direttore,

Ho letto con stupore la lettera pubblicata su La Stampa di domenica inviata dal signor Enrico Cavallero di Costigliole: una verifica sull’esposizione di un Crocifisso nelle aule scolastiche del paese è qualcosa che puzza di stato di polizia dato che, per fortuna, nessuna legge ne impone la presenza; così come sa poco di stato laico e democratico la presenza di un simbolo religioso all’interno di edifici istituzionali ad Asti, a Costigliole come a Teheran.

Non a caso la Corte europea dei diritti dell’uomo ha dovuto declassificare la Croce a simbolo culturale e chi ci perde sono soprattutto i veri credenti a causa di coloro che per compiacere le gerarchie vaticane hanno portato avanti una battaglia trattando quel simbolo come un feticcio; esultare per una sentenza del genere non lo trovo cristiano ma blasfemo.

Per un radicale come me ci sono certo battaglie prioritarie rispetto alla rimozione del Crocifisso da scuole, tribunali ed uffici a partire dal tagliare i tentacoli alla piovra vaticana affamata di denaro pubblico ma sono convinto che Cavour e Garibaldi, tanto ricordati in questi giorni, non avrebbero preso bene questa sentenza.
Libera Chiesa in libero Stato.

Salvatore Grizzanti
Associazione radicale Adelaide Aglietta