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Firme false, Radicali: se cade Giovine, Cota cade con lui

FIRME FALSE/CANDIDATA LISTA GIOVINE DICHIARA DI NON AVER FIRMATO ACCETTAZIONE DI CANDIDATURA. RADICALI: SE CADE GIOVINE, COTA CADE CON LUI. ALLEGHIAMO CONFRONTO FIRME FALSE E VERE, DISPONIBILE ANCHE SUL SITO RADICALE … E SULLA VETRINA DELLA SEDE RADICALE DI VIA BOTERO N. 11/F.

Questa mattina, al Tribunale di Torino, si è svolta la terza udienza del processo contro Michele Giovine (consigliere regionale della Lista “Pensionati con Cota”) e suo padre Carlo, accusati di aver falsificato buona parte delle accettazioni di candidatura di tale lista, presentata alle elezioni regionali dell’anno scorso.

All’udienza di oggi erano presenti i testimoni dell’accusa che non erano stati sentiti finora (tranne una, alla quale il PM ha rinunciato, ed un altro deceduto); tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere (in quanto indagati per false dichiarazioni al PM, perché in indagini preliminari avevano dichiarato di aver messo loro la firma, quando la perizia calligrafica li smentiva), tranne la signora Dina Martufi, che ha ritrattato la dichiarazione resa al PM e che ha dichiarato di non avere sottoscritto la dichiarazione di accettazione della candidatura.

Alla prossima udienza saranno sentiti i consulenti grafologici di accusa e difesa ed i sei testimoni della difesa. Successivamente, si dovrebbe chiudere la fase istruttoria e passare alla discussione, nell’arco di due sedute. Mantenendo i ritmi finora tenuti, si può sperare di concludere il primo grado del processo entro l’estate.

Alberto Ventrini (avvocato radicale che segue il processo per conto di Marco Pannella, costituitosi parte civile a nome della Lista Bonino-Pannella) e Giulio Manfredi (vice-presidente Comitato nazionale Radicali Italiani e presidente Associazione Radicale Adelaide Aglietta) hanno dichiarato:

“Il primo candidato di Giovine ha ammesso di non aver sottoscritto l’accettazione di candidatura. D’altronde, basta confrontare le firme apposte sui moduli con quelle vergate dai candidati in calce ai verbali di polizia (come fece la “Stampa” nell’edizione del 10/07/2010) per accorgersi della patente irregolarità della maggior parte delle firme. Il Tribunale di Torino dimostra di dedicare al processo l’attenzione e la solerzia dovute, trattandosi di reati inerenti i diritti elettorali di tutti i cittadini piemontesi.

Anche in Lombardia il cerchio si sta stringendo intorno a Roberto Formigoni e al suo listino taroccato. Il PDL lombardo non trova di meglio che scaricare tutte le responsabilità sulla segretaria di Nicole Minetti. Non vorremmo che Roberto Cota seguisse l’esempio del suo collega di oltre Ticino, scaricando tutte le responsabilità sul “povero” (si fa per dire) Michele Giovine. Se cade Giovine, cade anche Cota, che governa grazie ai voti di Giovine e che senza quei voti avrebbe perso le elezioni (lo scarto con la Bresso era di circa 9.000 voti, Giovine ne ha presi 27.000).

Affinchè il maggior numero di cittadini piemontesi possano conoscere l’oggetto del contendere, alleghiamo al presente comunicato la pagina de “La Stampa”, che ripubblicheremo su www.associazioneaglietta.it … e che, per i tanti cittadini non internauti, affiggeremo alla vetrina della sede dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta (Torino, via Botero n. 11/f).”.

Torino, 13 aprile 2011