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Carcere, satyagraha; l’adesione di Giulia Bodo, militante radicale e consigliere comunale di Prarolo (VC)

Lunedi, 30 giugno 2014, Rita Bernardini, nel silenzio assordante della quasi totalità dei Media, ha diramato un comunicato stampa per annunciare la propria lotta non violenta a favore di un improcrastinabile intervento sulla situazione carceraria italiana. Non volendo rimanere sorda e cieca di fronte alle pesanti denunce fatte, ormai da anni, dai Radicali sulla situazione carceraria italiana, condividendo la battaglia di civiltà promossa da Rita Bernardini comunico che dalla mezzanotte di domani, 6 luglio 2014, aderirò al Satyagraha nella forma dello sciopero della fame per richiedere che Governo e Parlamento facciano chiarezza e si intervenga immediatamente sui punti evidenziati da Rita Bernardini. Un Paese Civile ha bisogno di ogni sforzo, anche piccolo, per dimostrare il proprio impegno a garanzia di chi non ha voce.

Giulia Bodo – militante radicale – Consigliere Comunale di Prarolo (VC) eletta nella lista “L’altra metà di Prarolo” –

Nel dossier di 56 pagine che il 22 maggio scorso, con le firme di Laura Arconti, Deborah Cianfanelli e Rita Bernardini, Radicali italiani ha trasmesso al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, un capitolo fondamentale riguardava la salute in carcere. Il Comitato dei Ministri, chiamato a valutare l’esecuzione della condanna inflitta all’Italia dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (sentenza Torreggiani), il 5 giugno scorso si è espresso in modo positivo – seppure rimandando il giudizio definitivo al giugno 2015 – incentrando la sua valutazione sulla questione dei 3 metri quadrati a testa per ogni detenuto, segno evidente che la sentenza della CEDU non l’abbia presa in considerazione.

Così come non ha preso in considerazione (non sappiamo se per motivi burocratici o politici o per entrambi) il dossier di Radicali Italiani che – abbiamo verificato – non è stato distribuito ai 47 delegati del Comitato e che sarà esaminato, invece, nella prossima sessione del 23/25 settembre. Su questa grave omissione è in corso un contenzioso con gli Uffici del Consiglio D’Europa.

Detto questo, chi si occupa di carcere è letteralmente subissato da casi di detenuti non curati e troppo spesso lasciati morire. Nelle ultime ore, grazie a Ristretti Orizzonti, abbiamo avuto la notizia di due suicidi (uno a Firenze/Sollicciano e un altro a Cagliari/Buoncammino) e di un settantenne detenuto presso la casa circondariale di S. Maria C.V, morto all’ospedale Melorio dopo che, 15 giorni fa, il Tribunale di Sorveglianza di Napoli gli aveva negato i domiciliari.

I dati che avevamo trasmesso in Europa anche sulla “salute” in carcere, provavano che la violazione dell’articolo 3 della Convenzione EDU (trattamenti inumani e degradanti) era sistematica nel nostro sistema carcerario. In particolare, prendevamo in considerazione quanto rilevato dalla Società italiana di medicina penitenziaria (Simpse): “in cella contraggono malattie il 60-80% dei detenuti”. Carceri definiti come veri e proprio lazzaretti: i tossicodipendenti, che sono il 32%; il 27% dei detenuti che ha un problema psichiatrico, il 17% ha malattie osteoarticolari, il 16% cardiovascolari e circa il 10% problemi metabolici e dermatologici. Tra le malattie infettive è l’epatite C la più frequente (32,8%), seguita da Tbc (21,8%),Epatite B (5,3%), HIV (3,8%) e sifilide (2,3%).

E’ per questa situazione che, a partire dalla mezzanotte di lunedì 30 giugno 2014, Rita Bernardini ha iniziato un Satyagraha nella forma dello sciopero della fame per richiedere a Governo e Parlamento che si faccia chiarezza e si intervenga immediatamente:

1) per scongiurare le morti in carcere
2) sulle cure negate ai detenuti, molti dei quali incompatibili con lo stato di carcerazione
3) sulla tortura del 41-bis inflitta perfino a detenuti, come Bernardo Provenzano, per i quali le Procure della Repubblica di Palermo, Caltanissetta e Firenze hanno dato parere favorevole alla revoca del 41 bis.

 

Vercelli, 5 luglio 2014