Per le elezioni regionali e per quelle europee, un’unica proposta politica: “un Piemonte e un’Italia più europei, più aperti e connessi all’economia del continente e più protagonisti nella costruzione del futuro dell’Ue. Nessun passo indietro, ma piuttosto un passo avanti nel processo di integrazione politica e economica, fondamentale per la crescita e il progresso civile di un’Europa minacciata dai movimenti nazionalisti”.
Così Carmelo Palma, della Direzione nazionale di +Europa, ha riassunto i punti fondamentali del progetto del partito, che oggi a Cuneo è stato presentato in una conferenza stampa da Silvja Manzi, segretaria di Radicali italiani e tra i capilista per le elezioni europee, insieme a Igor Boni, coordinatore del Gruppo +Europa Torino e candidato anch’esso per il parlamento di Strasburgo e a Marco Filippa, il docente saviglianese candidato nella circoscrizione cuneese per le regionali nella lista +Europa Sì Tav , a sostegno del governatore uscente Sergio Chiamparino.
Silvja Manzi ha denunciato il rischio che l’affermazione dei movimenti sovranisti porti all’isolamento politico e economico dell’Italia. “La ‘guerra’ contro Francia e Germania di Lega e M5S e le alleanze preferenziali con Orban e con Putin sono il segno di una deriva, che ci allontana dai principali mercati di sbocco dei nostri prodotti e ci lega a regimi politici illiberali e economicamente marginali”. Igor Boni ha insistito sul punto ribadendo che “anche l’export della provincia cuneese – sia nel settore agroalimentare sia in quello industriale – segue rotte opposte a quelle della politica italiana e rende il successo di Salvini alle europee e del suo candidato Cirio alle regionali un fattore di rischio gravissimo sotto il profilo politico ed economico”.
Marco Filippa da parte sua ha ribadito “la necessità di puntare su scienza, ricerca, cultura e formazione come volani di integrazione internazionale e di competitività dei sistemi territoriali” e ha rivendicato “la scelta della dicitura ‘Sì Tav’ nel contrassegno di +Europa per le elezioni regionali come segno di apertura sia economica che politica, per un Piemonte che rischia di diventare una ‘periferia’ proprio a causa della sua esclusione dalle grandi reti infrastrutturali del continente”.