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Radicali: nella civilissima Torino si continua a morire di freddo e di overdose. Le morti di questi giorni interrogano la città.

SUBITO UN TAVOLO DI LAVORO IN ASSESSORATO … E SULLA RIDUZIONE DEL DANNO, I QUATTRO CANDIDATI DEL PD HANNO QUALCHE IDEA?

Dichiarazione di Domenico Massano (comitato nazionale Radicali Italiani) e di Giulio Manfredi (presidente Associazione Radicale Adelaide Aglietta):

Nel fine settimana natalizio, a Torino, sono morti un clochard per freddo (il secondo in pochi giorni) e due giovani per overdose. Morti che interrogano la città e che non possono lasciarci indifferenti.

Crediamo che la città (e, nella città, innanzitutto, chi si candida ad amministrarla per i prossimi quattro anni) si debba chiedere se le politiche estive di tagli e di chiusura di strutture per l’accoglienza notturna, con la conseguente riduzione di alternative e di offerta di risposte capaci di intercettare i bisogni delle persone che vivono sulla strada, non siano in parte responsabili di queste morti.

Crediamo che la città (e, nella città, innanzitutto, chi si candida ad amministrarla per i prossimi quattro anni) si debba chiedere se l’ostracismo se non l’ignavia con cui sono state accantonate proposte come quella del pill-testing, delle narcosale e dei diversi servizi di riduzione del danno, senza formulare proposte alternative, non rappresentino una mancata assunzione di responsabilità di fronte alla morte di due persone per overdose.

Purtroppo la nostra città non è nuova a queste morti, che pare accogliere con rassegnazione, nascondendosi dietro ad un “è stato fatto tutto il possibile”.

Ma noi diciamo che non è vero, non è stato fatto tutto il possibile, sono anni che lo denunciamo, che ricordiamo che il combinato disposto di politiche basate esclusivamente sull’emergenza, tagli continui e riconversioni dei servizi a bassa soglia, assenza di una strategia di lungo respiro, esponevano, espongono ed esporranno tante, troppe, persone al rischio di morte.

Il nuovo Arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, dopo la morte del primo clochard, ha dichiarato: “Mi sono vergognato che sia avvenuto a Torino, non a Calcutta; non si può morire in strada a Torino.”

Condividiamo queste parole (ancor più perché accompagnate da comportamenti coerenti, dalla visita ai carcerati al pranzo di Santo Stefano con rom e profughi) e le facciamo nostre, invitando l’assessore Borgione a vergognarsi un po’ anche lui e ad attivarsi immediatamente perché queste morti siano le ultime. L’inverno è ancora lungo: si convochi subito un tavolo con associazioni e servizi per valutare cosa non ha funzionato e quali risposte siano le più adeguate per avvicinare i servizi alle persone, senza crogiolarsi nell’illlusione che siano le persone a cercare i servizi.

E per quanto riguarda le politiche di riduzione del danno, sarebbe interessante sapere cosa ne pensano (se ne pensano qualcosa) i quattro candidati del PD alla carica di sindaco di Torino.

Torino, 27 dicembre 2010