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La lista Castellani ottiene l´en plein

“La Repubblica”, LUNEDÌ, 31 GENNAIO 2011 – Pagina VII – Torino

DIEGO LONGHIN
SU UN punto tutti d´accordo: via libera alla “lista Castellani”. Luce verde dai tre candidati sindaci del centrosinistra che si sono ritrovati al Jazz Club per discutere dei risultati dell´indagine e dei post-it raccolti da “Idee per Torino”.

Piero Fassino, Davide Gariglio, i due candidati del Pd rimasti in corsa, e Silvio Viale, in quota Radicale, nel dibattito finale, hanno detto sì alla proposta lanciata dall´ex sindaco. «Vogliamo dare voce a una parte di quel 50 per cento di indecisi – ha spiegato Valentino Castellani alla fine della presentazione dei dati – stiamo considerando seriamente l´idea di mettere in campo una lista. Se ci diranno che non va bene, non la faremo. Ma siamo convinti, dai contatti che abbiamo avuto in questi mesi, che ci sia lo spazio per proporre persone nuove, che sono mosse da una passione civile per la loro città. E sarebbe un grande segnale di cultura politica».
Castellani si è rivolto a tutti i candidati che si misureranno con le primarie del 27 febbraio e la risposta è stata positiva: «Sono d´accordo con Castellani e non vedo persona migliore come il motore di questa lista: nel ‘93 ha rappresentato una candidatura di rottura e di innovazione. Un´esperienza che non si è più ripetuta: ora può raccogliere le nuove energie». Anche Piero Fassino ha accolto la proposta dell´ex primo cittadino: «Sarebbe una bella opportunità avere una lista civica che allarghi la base del centrosinistra». In linea con Castellani anche Silvio Viale che in questi mesi ha partecipato alla raccolta delle idee e dei post-it dei torinesi: «La lista civica va bene – dice in una battuta – ma ci sarà tempo per parlarne dopo il 27 febbraio».
Le idee, le analisi e le proposte raccolte dal gruppo che fa capo a Castellani sono state l´occasione per i candidati di confrontarsi con le questioni principali che i torinesi mettono sul tavolo: lavoro, sicurezza e periferie. Problemi che si intrecciano e che sono più sentiti nella zona Nord della città, oltre corso Regina Margherita, ideale spartiacque tra la Torino che sta meglio e quella sta peggio, dove i problemi sociali sono più sentiti.
Gariglio ha puntato sul “modello San Salvario”, quartiere che 15 anni fa era il simbolo del degrado a livello nazionale, «ora è tra i più sicuri di Torino – dice – perché si è lavorato per migliorare la qualità della vita, partendo anche dalle cose piccole, quotidiane, come la buca sotto casa. Cose sono quelle poi percepite dai cittadini: l´obiettivo è estendere questo modello a tutta la città». Fassino, che ha ribadito che la sicurezza non è né di destra né di sinistra, ma che le risposte che la destra e la sinistra danno devono essere diverse, sostiene che la «creazione di nuove occasioni per permettere a chi abita i quartieri di socializzare, migliorando anche quello che è l´arredo urbano, l´illuminazione, sono sicuramente una risposta alle richieste di sicurezza». E poi il rapporto tra il centro e le periferie: «Questa gerarchia deve cambiare: immagino una città non con un solo centro, ma con cinque o sei nuovi centri nelle periferie, concentrando attività e manifestazioni dello stesso livello». Secondo Viale la questione “sicurezza” in questa campagna elettorale «non deve essere un tabù: purtroppo per il centrosinistra lo è sempre stato». E aggiunge: «Spero che nel programma della coalizione – dice il presidente dei Radicali – si inserisca un capitolo proprio sul tema sicurezza, in modo chiaro, senza tentennamenti come per la Tav».
Dall´indagine vengono fuori anche le caratteristiche ideali secondo i torinesi del futuro sindaco: deve essere il sindaco delle regole, competente, con esperienza e che sappia amministrare bene, con coraggio. Giovane o meno giovane? Caratteristica apprezzata, ma non è un requisito base. E Fassino ne approfitta per togliersi un sassolino dalla scarpa rispetto ad uno dei leit motiv di Gariglio: «Essere nato prima o dopo non mi sembra che sia una colpa o un merito – spiega l´ex ministro – basare tutto sul dato anagrafico mi pare riduttivo, anche perché i torinesi alla fine chiedono affidabilità, competenza, trasparenza ed esperienza, non l´anno di nascita sulla carta d´identità».