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Dopo le liti oggi è il giorno della verità

La Stampa, ed. Torino, 27/02/2011

 

Ma tra Fassino e Gariglio volano scintille anche nell’ultimo giorno di campagna elettorale

Anche se a giudicare dal rimescolamento creatosi negli schieramenti che sostengono i due principali competitor, il Pd sembra aver fatto un salto di qualità straordinario. Soprattutto tra i garigliani dove ex-Popolari vanno a braccetto con ex-comunisti come se le rivalità del passato non fossero mai esistite. Anche se sorge il sospetto che a unirli sia più l’avversione o la necessità di fare fronte comune nei confronti dell’establishment cittadino rappresentato dallo schieramento di Piero Fassino, incoronato come suo successore da Chiamparino Magno in persona.

Fassino prima, Gariglio dopo, ieri hanno mandato in scena una rappresentazione esasperata di cosa sia stata questa campagna elettorale per le primarie. Le ire di Fassino, i suoi momenti down e quelli up, sono cosa nota. E lui si sforza d’essere sereno, ragionevole, autorevole come si conviene a un ex ministro, a un ex segretario di partito, insomma a un ex-tutto che decide di dedicarsi anima e corpo alla sua città. Beh, ieri era un uomo solare. In quaranta minuti di monologo, non mai ha attaccato Gariglio. Ha elogiato – chissà quanto sinceramente – Bersani che non s’è schierato nè con lui nè con Gariglio. Ha elencato le priorità del suo programma, da «quella, assoluta» del lavoro alla crisi che non gli «farà toccare il welfare», dal «completare la trasformazione urbanistica» di Torino alla sicurezza. Solo marginalmente s’è lasciato andare a una mezza cattiveria: «Gariglio se vince mi offre l’assessorato all’Internazionalizzazione? Peccato, se vinco non ci sarà bisogno di quell’assessorato, dopotutto sono stato anche ministro del Commercio estero».

Tutt’altro clima in via Roma dove, sul tambureggiante ritmo di «People have the power» di Patti Smith, andava in scena un happening. Dalla sacerdotessa del rock si passa a un «Bella ciao» corale («Così dimostro a Damiano che conosco la canzone») cantato, come la sera prima in un affollato Palaisozaki, in onore della Libia e in polemica, ma guarda un po’, con Fassino che aveva annullato la sua di festa per il sangue versato da Gheddafi. «Decisione demagogica» la bolla Gariglio che, illustrando il video della sera prima, non perde l’occasione per polemizzare. Un frame lo ritrae con Laus e Placido: «Ecco i capibastone che mi sostengono» dice acido. Tocca poi al video di Moretti e alla sua famosa invettiva: «Con questi dirigenti non vinceremo mai». Con la scusa di spiegare che «nessuno ha arruolato Moretti, ci siamo limitati a riportare una testimonianza storica» ribadisce però che Fassino è uno di quei dirigenti. Uno di quelli che nel 2006 auspicava il ricambio generazionale: e sul video scorrono le parole di Fassino dell’epoca. Butta in campo Simone Cristicchi, singer al Palaisozaki: «Anche noi abbiamo un vincitore di Sanremo» spiega in risposta a Vecchioni che se potesse, ha detto, voterebbe Fassino. Così per 40 minuti. Il suo programma di candidato a sindaco si risolve in 30 secondi: «Un patto per dimezzare in cinque anni la disoccupazione giovanile, più sicurezza e difesa del welfare fino alla morte».