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Caso Yukos: sentenza Strasburgo lascia impunito governo russo e indebolito Khodorkovskij

Dichiarazione del Senatore Radicale Marco Perduca e di Giulio Manfredi, vice-presidente del Comitato di Radicali italiani

C’è chi ha definito “salomonica ed equidistante” la sentenza di ieri della Corte europea di Strasburgo per i diritti dell’uomo sulla legalità del percorso giudiziario con cui la compagnia petrolifera Yukos, di proprietà di Mikhail Khodorkovskij, venne portata alla bancarotta, smembrata e venduta alla compagnia statale Rosneft, mentre Khodorkovskij e il suo partner Platon Lebedev venivano condannati per illeciti fiscali.
Non siamo d’accordo: davanti a re Salomone si presentarono due donne su posizioni di perfetta parità giuridica. Qui si sono presentati in giudizio da una parte uno Stato autoritario che prima utilizza la forza e poi cerca giustificazioni nel diritto e dall’altra un uomo d’affari scomodo al potere, che non può far valere le proprie ragioni, essendo in un carcere russo, dove vi resterà fino al 2016, alla mercè di Putin.
La Corte ha dato parzialmente ragione a Khodorkovskij ma non ha punito in alcun modo, neppure simbolico, il Governo russo. Il 31 maggio scorso la Corte europea di Strasburgo aveva condannato Mosca a pagare a Khodorkovsky un risarcimento di diecimila euro per non aver rispettato il suo diritto alla libertà e averlo sottoposto a trattamento disumano e degradante.
Non c’è che dire, un gran bell’affare per il regime di Putin: l’impero economico di Yukos valeva centinaia di milioni di euro. Diecimila euro sono, al confronto, l’elemosina per il mendicante.