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Babbi Natale radicali portano a Cota sacchi di Ru486

GIORNATA CONTRO VIOLENZA SULLE DONNE/TORINO/BABBI NATALE RADICALI PORTANO A COTA SACCHI PIENI DI SCATOLE DI RU486.

VIALE E PISANO: NEGARE A DONNE ITALIANE ACCESSO AD ABORTO FARMACOLOGICO E’ FORMA DI VIOLENZA TANTO SUBDOLA QUANTO GRAVE.

Alle ore 13:00 di oggi quattro Babbi Natale radicali (Silvio Viale, presidente Radicali Italiani; Nathalie Pisano, Salvatore Grizzanti e Giulio Manfredi, rispettivamente segretaria, tesoriere e presidente Associazione Radicale Adelaide Aglietta) si sono presentati alla portineria del Palazzo della Giunta Regionale, in Piazza Castello, chiedendo di poter consegnare al Presidente Roberto Cota quattro sacchi contenenti centinaia di confezioni di RU486. Ricordiamo che il 31 marzo 2010, Cota, neoeletto alla guida del Piemonte, aveva sentenziato: “La RU486 rimarrà nei magazzini”.

Gli addetti alla portineria hanno verificato che Cota non era nel palazzo e i radicali sono usciti, ripromettendosi di tornare; già lo scorso maggio Silvio Viale si era presentato con un sacco di RU486 ma anche allora Cota si rese irreperibile.

All’uscita dal Palazzo, Viale e Pisano hanno dichiarato:

Ci sono molti modi, nell’Italia del 2011, per fare violenza su una donna. Uno di questi, tanto subdolo quanto grave, è negarle concretamente l’accesso a quell’aborto farmacologico che dovrebbe costituire l’alternativa a quello chirurgico in tutta Italia, in tutte le regioni, in tutti gli ospedali. Dopo dieci anni di lotte radicali, nel dicembre 2009, la RU486 è stata introdotta nel nostro Paese; a due anni di distanza, le regioni dove è somministrata senza problemi si possono contare sulle dita di una mano. I dati forniti dal Ministero della Salute nella sua Relazione al Parlamento (presentata in agosto, quando tutti erano al mare) sono del tutto inadeguati; stimiamo che la percentuale di aborti farmacologici sia il 5% del totale (in Piemonte il 10%); in Francia, dove la RU486 è disponibile da oltre vent’anni, gli aborti farmacologici sono il 30%.

Chiediamo al Presidente Cota e all’Assessore regionale Monferino di garantire l’accesso all’aborto farmacologico in tutto il Piemonte, a Torino come a Verbania.

Chiediamo al nuovo Ministro della Salute, tecnico di provata esperienza, di operare affinchè l’ostracismo ancora esistente (grazie anche alla campagna diffamatoria del duo Sacconi/Roccella) nei confronti della pillola abortiva abbia termine e sia assicurata la sua accessibilità in tutta Italia.

Chiediamo, inoltre, l’approvazione da parte del Parlamento della proposta di legge radicale (Camera 276, Farina Coscioni e altri) per garantire in tutti i reparti di ginecologia e ostetricia la presenza di almeno il 50% di personale non obiettore. Fare violenza alla donna è anche renderle sempre più difficoltoso, attraverso l’obiezione di coscienza di comodo, la possibilità di accedere all’interruzione di gravidanza, chirurgica o farmacologica.

E per quale ragione al 55.1% delle donne sarde, al 45.9% delle donne calabresi e al 32.2% delle donne abruzzesi che si sono sottoposte a IVG nel 2009 è stato praticato il raschiamento e non un’altra metodica meno pericolosa ed invasiva, tipo il “metodo Karman” o l’aborto farmacologico?

Dal “partorirai con dolore” all’ “abortirai con dolore”, si perpetua la violenza sulla donna, sul suo corpo e sulla sua libertà di scelta.”.

Torino, 25 novembre 2011

N. B. Scarica qui “RU486, una vittoria radicale”: