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Cota incompatibile, Radicali: mente sapendo di mentire.

Oggi la stampa riporta la notizia delle imminenti dimissioni da deputato di Roberto Cota, con questo suo commento: “a sentire alcune polemiche becere che vengono fatte mi verrebbe voglia di prendermi tutto il tempo previsto dalla legge”.

L’art. 6, comma 4, della legge n. 154 del 23/04/1981 così recita: “la cessazione dalle funzioni deve avere luogo entro dieci giorni dalla data in cui è venuta a concretizzarsi la causa di […] incompatibilità”.

 Dalla scheda relativa al deputato Roberto Cota sul sito della Camera dei Deputati risulta che il suddetto è stato proclamato deputato il 5 marzo 2013.

 Silvio Viale (presidente di Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (Associazione radicale Adelaide Aglietta):

 Qui non si tratta di opinioni politiche, qui si tratta di rispettare una norma di legge inequivocabile. Sono passati venti giorni dalla sua proclamazione e Cota non si è ancora dimesso da deputato o, se vuole, da consigliere regionale. Non solo; ha anche la faccia tosta di definire “polemiche becere” la nostra precisa e puntuale denuncia del suo evidente non rispetto della legge. Nulla da stupirsi; Cota è recidivo.

Il 30 dicembre 2004, Roberto Cota, allora Presidente del Consigliere regionale, fu nominato sottosegretario di Stato alle Attività Produttive. Si dimise subito da Presidente del Consiglio ma da consigliere regionale si dimise solamente il 9 marzo 2005.

Il 3 maggio 2010 l’allora deputato Roberto Cota fu proclamato consigliere regionale del Piemonte; avrebbe dovuto dimettersi entro il 13 maggio 2010. Cota si dimise da deputato solamente il 17 giugno 2010, dopo che il Tribunale di Torino aveva già fissato la prima udienza dell’azione popolare presentata il 3 giugno 2010 da noi radicali.

D’altra parte, come si può pretendere il rispetto della legge da parte di chi fonda il suo potere sui brogli elettorali d Michele Giovine (mai ripudiato da Cota) e da parte di chi si è tenuto in giunta per due anni l’Assessore Monferino senza mai pretendere che rispettasse la legge sulla pubblicità dei redditi?