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RADICALI: IN CARCERE NON CI SI PUÒ DIFENDERE DAL CORONAVIRUS. A QUALCUNO IMPORTA? GRAZIE A ROBERTA CORNAGLIA, MOGLIE DI ROBERTO ROSSO.

Dal momento in cui è iniziata questa pandemia, la voce del Governo e delle nostre istituzioni regionali, ci ha rassicurati sul fatto che nessun cittadino sarebbe mai stato lasciato solo. Purtroppo però, i cittadini lasciati soli sono moltissimi. Tra questi ci sono anche loro: i detenuti.
I Coordinatori dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta di Torino, Patrizia De Grazia e Daniele Degiorgis, insieme al Presidente di Radicali Italiani, Igor Boni, hanno dichiarato:
“Ringraziamo Roberta Cornaglia, moglie dell’ex Assessore di Fratelli d’Italia, Roberto Rosso (in custodia cautelare da mesi), per aver bucato il muro di un’informazione che troppo spesso dimentica la drammatica situazione di un sistema carcerario che le nostre istituzioni non riescono (o non intendono) gestire. Da settimane ormai assistiamo al susseguirsi di provvedimenti nazionali e regionali basati sulla necessità di mantenere le distanze al fine di limitare il contagio. Eppure, in tutto questo tempo, non è stato varato un solo provvedimento per garantire la sicurezza di chi è recluso o lavora in carcere. Esiste solamente un provvedimento del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, datato 27 marzo, circa i famosi “braccialetti elettronici”, peccato che non se ne conosca neppure il testo e che i contenuti siano a dir poco ambigui. Una volta di più, dunque, il carcere viene dimenticato dalle istituzioni, e le persone che vivono e lavorano al suo interno, considerati cittadini di serie B. Invece di nascondere irresponsabilmente la testa sotto la sabbia, occorrono provvedimenti immediati e urgenti; occorre fare ricorso il più possibile a misure alternative alla detenzione, ai domiciliari per chi è a fine pena e che le persone in attesa di essere sottoposte a processo (ad oggi tutti, per legge, da considerarsi innocenti) possano tornare alle proprie abitazioni. Il sovraffollamento della popolazione detenuta ha raggiunto picchi drammatici e se non interverremo tempestivamente, la bomba a orologeria che la realtà carceraria è anche in condizioni di normalità, esploderà tra le nostre mani con conseguenze disastrose”.