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CIE, Radicali Torino: disordini al CIE, è ora di interrogarsi

CIE/RADICALI/TORINO: DISORDINI AL CIE. E’ ORA DI INTERROGARSI SUL SENSO DI QUESTE STRUTTURE INUMANE, INEFFICACI E COSTOSE CHE NON POSSONO RAPPRESENTARE UNA RISPOSTA AL FENOMENO MIGRATORIO.

Questa notte al CIE di Torino alcuni migranti reclusi hanno dato fuoco a dei materassi, danneggiando in parte la struttura. Questo è l’ultimo episodio di una serie di manifestazioni di protesta che continuano a rimanere inascoltate.

Dichiarazione di Domenico Massano (giunta di segreteria Associazione Radicale Adelaide Aglietta):

“Quello di questa notte è l’ultimo di una lunga serie di episodi (scioperi della fame, atti di autolesionismo, bocche cucite, …) che evidenziano la difficile situazione che i migranti vivono all’interno del CIE, resa ancora più difficile dagli ultimi arrivi di immigrati provenienti dalla Tunisia che, probabilmente, si sarebbero aspettati ben altra e più civile accoglienza.

La detenzione nel CIE non può essere la prima risposta alle richieste di asilo degli immigrati, nè parte delle politiche in tema di immigrazione. I dati e le notizie che arrivano da queste strutture ci parlano di condizioni di vita inumane e degradanti, di violazioni dei diritti umani, di costi altissimi (mediamente 80 € pro capite al giorno) a fronte di un impatto minimo sugli obiettivi che si prefiggono.

Mi auguro che non vi sia una strumentalizzazione di questo episodio con dichiarazioni demagogiche esclusivamente di condanna, ma che si sappia anche ascoltare la voce e le ragioni della protesta di queste persone private della libertà non appena arrivate in Italia.

Ricordo, inoltre, che il trattenimento nei CIE come prima risposta all’immigrato irregolare è in evidente contrasto con la direttiva europea 2008/115/CE, che l’Italia avrebbe dovuto recepire entro il 24 dicembre 2010, che prevede il regime di trattenimento nei CIE esclusivamente come extrema ratio e non come misura ordinaria di intervento.

I CIE sono strutture inumane, inefficaci e costose, che ci interrogano sul loro senso e ci richiedono di avviare una riflessione seria sulla loro chiusura e sull’utilizzo delle risorse che attualmente vi sono impiegate per altri tipi di interventi.”

Torino, 21 marzo 2011