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Un referendum consultivo per vendere 51% quote di GTT

GTT: AVVIATA RACCOLTA FIRME SU UN REFERENDUM PER CHIEDERE DI VENDERE ALMENO IL 51%
“Per ridurre i costi accorpare referendum alle prossime elezioni politiche”
 
E’ stata avviata con il deposito presso l’Ufficio Relazioni con il Pubblico (URP) del Comune di Torino la raccolta firme in calce ad una petizione popolare che chiede al Consiglio comunale di indire un referendum consultivo con l’obiettivo di mettere in vendita almeno il 51% di GTT. L’iniziativa è stata lanciata dall’Associazione radicale Adelaide Aglietta, SiAmo Torino, Idea – Popolo e Libertà, Cittadini per Torino, Gruppo giovani del centrodestra e Alleanza per la Città.
Ecco il quesito proposto: “Volete voi che la città di Torino venda almeno il 51% della GTT, al fine di potersi dedicare meglio ai suoi compiti di regolamentazione e pianificazione del trasporto pubblico locale, nonché di controllo degli standard qualitativi del servizio, e di affidare a gestori professionali l’organizzazione più efficiente del servizio, col migliore rapporto fra qualità e costi per la collettività?
Occorrerà raccogliere almeno 300 firme di cittadini residenti a Torino per avviare l’iter della petizione secondo quanto previsto dallo Statuto della Città.
 
I primi tre firmatari della petizione sono: Silvio Viale, Erik Paleni e Giuseppe Iannuzzi.
Dichiarazione dei tre proponenti:
“Il Comune deve concentrare la sua attività e risorse nel regolare e pianificare il trasporto pubblico, definendo le linee, le fermate, la frequenza ecc., nonché verificare che i livelli qualitativi siano rispettati dal gestore; Con la nostra proposta la gestione viene affidata a soggetti professionalmente più capaci, motivati da ragioni di vera efficienza del servizio, ottenendo un risparmio di denaro pubblico senza diminuire i livelli del servizio, ma anzi liberando risorse per aumentarlo. Il Comune continuerebbe a decidere quali linee e quali standard di servizio il gestore dovrà seguire. Il senso di affidare la gestione a soggetti competenti e professionisti del settore è evitare che il servizio mal gestito richieda esborsi supplementari di denaro pubblico, oltre i contributi standard predeterminati. Chiediamo che il referendum sia associato alle prossime elezioni politiche per ridurre al minimo i costi e ricevere così nel più breve tempo possibile una indicazione su come procedere da parte dell’intera cittadinanza torinese”.